Ho vissuto quel tempo senza lunghezza come un cavallo scosso, chi guidava erano gli impegni, le cose che giungevano già scadute, l’urgenza di un fare che implicava immaginazione prima che abilità e intelligenza. Ma forse si doveva unire il tutto e non me ne accorgevo, ci pensava il sistema simpatico a regolare le cose.
Mesi si aggiunsero ai mesi, diventarono anni e il transitorio mutò la programmazione del tempo. Le giornate erano folate di libeccio, si scuoteva tutto attorno, non dentro dove il periodare era diverso. Spesso contrapposto. Gli alberi nei giardini minuscoli, teste dissenzienti in balia di venti sconosciuti. Il sole appariva e scompariva tra nubi, tende, sbattere di imposte.
Ogni giorno aveva la sua quiete, la luce irrompeva nella stanza , il caffè, il silenzio delle prime ore del giorno, ravvicinato, trasparente e confuso con la vista dei tetti e delle finestre ancora chiuse. Correva la luce sui coppi, sui corrimani delle terrazze, sulla facciata ocra della casa oltre il vicolo. Offrivo al mattino un meditare che raccoglieva i sogni e li portava amorevolmente tra le cose del giorno.
Altri giorni erano i taxi per l’aeroporto nella notte piena che accoglievano i silenzi e le poche parole necessarie. Fuori le allodole già cantavano nel vicolo e i profumi dei giardini nella notte mi avevano accompagnato fino al corso. Asfalto, terra bagnata, rosmarini, rose, salvia, timo, tutto sparso nell’aria. Avrei dormito in aereo, in treno, da nessuna parte.
Non ricordo giorni di quiete fino alla piena estate. Ma della quiete c’è sempre poco da raccontare e meno da ricordare, certamente quei giorni c’erano perché ricordo i luoghi, i bozzoli di silenzio, i pensieri che liquefacevano e scacciavano le soluzioni.
Rispondevo a me stesso ben più che ad altri, del fare, delle azioni previste, budgettate e i pensieri, il meditare erano ben superiori all’apparenza del dire, dello stesso agire. Erano miei.
Fortificare se stessi e chi era con te, essere pronti, immaginare, conoscere i propri e altrui limiti, non eccedere, cercare aiuto in sé e solo se necessario, altrove.
La notte portava fresco, ricordi, musica nel buio, bagliori bluastri dalle finestre aperte. C’era il desiderio di essere parte sostanziale di qualcosa che si doveva compiere perché questo suggeriva silenzioso il daimon. Tra l’essere e le abitudini stratificate, c’era (c’è ancora, c’è sempre) un libro intonso che attendeva d’essere scritto. Ogni parola, scelta con cura di logica e cuore, parlava al vento d’ogni notte. Lo leniva e rassicurava, lo aiutava a preparare un altro giorno.
Tutto era acuito, veloce o lento. I profumi, la temperatura sulla pelle, la percezione dei suoni, la musica, le sensazioni del tatto, l’odore mutevole delle pietre scaldate dal sole, lo sbattere di una lamiera mal fissata, l’abbaiare insistente di un cane prigioniero. Non ho mai fatto così tante foto di notte, passeggiavo e non c’era nessuno, ascoltavo i passi, le ombre, le luci che davano contorni netti ai palazzi, alle cose. Quei contorni che non aveva il tempo dentro di me, i pensieri divisi tra la concentrazione e l’assenza, come se uno scalpello interiore si esercitasse con pazienza a scavare la materia delle emozioni e decidesse cosa doveva contare e cosa mettere in disparte. Un togliere perché ci fosse una forma e una fedeltà a sé, a ciò che ero e che doveva mutare ma solo in accordo con quel profondo che solo a me apparteneva e generava.
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Complimenti sinceri, leggerti è stati un crescendo di profonda armonia e serenità, grazie infinite 🙏🌷
Grazie Frida 🤗
La profondità del tuo tempo e la sua percezione che muta , anche noi mutiamo . Il viaggio e gli spazi che si diversificano è una metafora del viaggio interiore. La tua unicità si ricompone ,ciò che ti appartiene è con te , ed è bello così . Buona notte Roberto 😊
Buon giorno Sossu, la percezione del tempo muta con le vite che coesistono in noi. L’abitudine a parlare con ciò che abbiamo dentro e che ci risponde, resta come un flusso ininterrotto di dialogo.
È un procedere che ha radici e ali per volare. Ci costruiamo rispondendo alla realtà che ci attornia ma restando fedeli a noi. Così i giorni sono liberi di amarci.
Grazie per le tue parole che capiscono.