In questa notte che spinge sui vetri, che volteggia e danza col vento. In questo silenzio di parole gonfie di buio, di sogni interrotti, di piccole luci accese su comodini carichi di libri, parlami d’amore mariù. Parla con le parole umide di te, con l’accento che ti piace, con le sintassi frenate, gli aggettivi arditi, i silenzi eloquenti.
Parlami della mia vita, incagliata tra scogli, che attende la marea, del tuo orizzonte che mi cerca, del tuo navigare insicuro e fidente. Parlami del mare e del salso che bagna i capelli, dell’odore forte dell’estate quando s’appiccica alla pelle. Parlami dei salti temporali, delle primavere passate, degli scrosci d’acqua costellati di risate, del piacere d’allungare il corpo nel letto avvolti nei sogni sognati.
Sosta un poco presso il mio cuore e perdona ogni striscio sul vetro, la tazzina versata, le parole consumate in cerca di significato. E perdona quel dire sconclusionato che gridava alla luce d’ essere presente, lì in quel momento, tra noi.
Ancora parlami d’amore mariù e poi fammi dire delle nuvole bianche che non vedo nel cielo. E sorridi, come sai fare tu, senza un motivo apparente, perché la realtà non è mai come appare, eppure l’abbiamo dentro, mariù, anche se non coincide mai con le ore. Sempre in ritardo sul tempo e sempre in anticipo nell’attesa. Parlami sempre d’amore mariù, e tieni stretto ogni pensiero che non dico. Leggimi a fondo e poi raccontami, che mi piace sentire la tua voce che spiega nella notte. Che dice e poi si ferma, che s’assopisce parlando con i sogni, e poi si gira, s’avvolge e si sveglia e mi guarda.
Parlami sempre del tuo amore mariù, con la voce bassa che risuona nelle giornate che attendono, nelle sere che verranno, nei sogni che stentano, eppure si fan largo, aspettando d’essere capiti.
Se ti viene, usa con me l’entusiasmo della pazienza che capisce, prendimi d’assedio con le braccia, estrai il dolore dell’assenza dalle parole. E dai silenzi, soprattutto.
E col tuo sorriso dammi dimensione delle cose. Io ricambierò come so, come imparo, come viene, mariù.
E dopo questo non c’è che un bicchiere, giusto uno, forse meglio due, con un accento che sa di marea, terra, sale e vento.
🍷🍷
meglio due e davanti al mare 😊
. Ho perso tre commenti ,erano tre storie spontanee .
Mi hai ispirato sogni , forse torneranno ad occhi chiusi . Per raccontare d’amore ci vuole il cuore ,
Seduti davanti al mare a sorseggiare uno o due calici i buon vino ,eccomi .
Dopo averti letto sono rimasta a bocca aperta.
Con il cellulare non posso scrivere ,un caldissimo abbraccio 🤗
Capita di perdere I commenti, pensiamo si trasformino in energia e forse dispiace meno. Buon giorno Francesca 🤗
Parlami d’amore Mariù è la canzone con cui mio padre corteggiava mia madre (che si chiama Maria Luisa) finché lei non è capitolata e si sono fidanzati. È rimasta comunque la loro canzone del cuore 😊
Che bello questo ricordo José. Questa canzone ha avuto una relazione anche con la mia famiglia e a me è rimasta impressa con la voce di De Sica che la cantava in ” Gli uomini che mascalzoni”
partecipo con voi 🍷🍷