Scendeva per il bosco. Non c’era neve, solo sassi, qualche pozza ghiacciata, erba bruna. Dagli alberi pendevano foglie cotte dal gelo, piccoli rami ghiacciati, il muschio avvolgeva i tronchi a nord, verde brillante, insensibile alla stagione. Dopo il bivio che portava al paese, avevano tracciato un sentiero nuovo, largo e limitato da filo spinato lucido, recente. Un tempo quel sentiero era limitato da alberi, in gran parte faggi e qualche abete nero, non si vedevano più e il sentiero era servito per trasportarli a valle ed evitare gli sconfinamenti nelle proprietà da parte dei perditempo che camminavano anziché lavorare. In una piccola radura c’era un roccolo ormai semidistrutto dalla stagione. I rami di abete e i tralci di faggio pendevano e non mascheravano più nulla mentre uccelli si posavano sul tetto sconnesso. Sorrise. Alla fine natura omnia vincit, già da qualche anno i lupi erano tornati nei boschi e transitavano in piccoli branchi nella corona di altopiani che corre dall’Adige a Tagliamento e poi proseguivano nelle alpi carniche e giulie. Forse erano venuti da lì, sloveni i croati, ma di certo si erano trovati bene perché crescevano di numero e d’inverno si spingevano tra le stalle o nelle ultime case. Attaccavano un asino o un vitello, quando non si cibavano dei piccoli animali da corsa e da tana del bosco, poi sparivano, sollevando le proteste degli allevatori, albergatori, cacciatori che oltre al rimborso regionale volevano un diritto di caccia e se possibile di eradicazione, ma tra le proteste degli animalisti e i rinvii, il tema non doveva essere così urgente perché passava di stagione in stagione.











Scendendo per il sentiero, pensava ai cacciatori di Brueghel, al loro paesaggio livido, dove la neve contrastava gli ultimi bagliori di luce e impediva alla notte di avvolgere i pendii. La notte era regina del bosco, innevato e ricco di trappole, ma i cacciatori ne erano fuori e con i cani formavano un corteo che scendeva verso case calde, camini fumanti, polente che cuocevano nei paioli. Le prede da spiedo avrebbero spento il selvatico appese al trave vicino alla porta, festa per altri giorni ma intanto, c’era una allegria stanca, impacciata nei muscoli. Qualcosa da mostrare e da dimostrare. Pensava all’anno trascorso, il più caldo nella labile memoria umana, che già disorientava le piante e gli animali, in questo mese avrebbe dovuto stare molto più attento a non scivolare e invece c’erano solo piccoli tratti ghiacciati e qualche sasso infido. Mi servirà un ginocchio nuovo. Pensava. Quello che aveva faceva male a ogni passo ma di quel dolore che è puntura acuta che subito si spegne e non si somma sino a rendere impossibile procedere. Sarebbe stato peggio con la neve, ma sarebbe stato bellissimo vedere che copriva tutto, che ingentiliva il taglio dissennato del bosco ormai ricco di varchi e sarebbero scomparse le lordure dei turisti senza sesto, sarebbero rimaste solo le sue impronte e prima quelle degli animali. Le più gentili degli uccelli da nido, quelle dei cani, delle lepri, delle volpi, di qualche capriolo o addirittura di un cervo che scappato dal Cansiglio, cercava nuovo pascolo. Sarebbe stato più difficile camminare, ma avrebbe reso compatibili le case nuove che continuavano a costruire e si allineavano pretenziose di legni e di poggioli vista bosco, pronte ad essere acquistate e poi arredate e abitate per poco tempo. Come un capriccio, destinate a passare di mano in mano e poi a decadere come accade per carenza di manutenzione e di amore.
Natura omnia vincit, bastava aspettare e intanto scendere guardando dove mettere gli scarponi.
Atmosfera e descrizione meravigliose !
Riflessioni realistiche e non felici ,così accade . Tanta bellezza in questa camminata ,nonostante qualche segno inadeguato che taluni lasciano. Natura omnia vincit ! Grazie Roberto buona giornata ☮️
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Le foto sono stupende ,la musica in armonia . Ciao 🤗
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Grazie Francesca, camminare nel bosco fa bene, non c’era nessuno e ogni suono era una presenza.
Buona giornata 🤗
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E si questo tuo andare solitario per me si avverte, c’è poetica consapevolezza di sé e realismo nel tuo camminare attentamente . Credo che essere “soli ” sia lo stato più favorevole a che i sensi si acuiscano …persino ogni suono diventa presenza . Buona serata
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Come ben sa chi si sveglia di notte e guarda il buio che poi non è mai tale. Il silenzio amplifica i suoni, la mente cerca di associarli a ciò che conosce ed è contemporaneamente conscia della propria condizione. Lasciarsi andare e non aver timore diventa dialogo e immaginazione. Accade anche agli occhi quando guardano le cose in condizioni di penombra e gli oggetti prendono sembianze.
Illusioni ottiche che prendono vita.
Buon pomeriggio 🤗
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Accade proprio così per tutti i sensi .
È possibile lasciarsi andare se ne abbiamo la capacità e la disponibilità . Il desiderio di scoprire non finisce mai …
Possiamo dialogare sinceramente se non abbiamo timori , è vero . Buonanotte 💫
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