Ricomporre, ripeto la parola ad alta voce, ascolto il significato e il suono che è gia il mastice che rovescia la sindrome di Pandora.
Quanto è stato mobilitato in noi, per rompere un vaso stretto al suo contenuto e quanti equilibri sono, inopinatamente, finiti nella fornace dell’esperienza?
Nulla s’aggiusta e ritrova senso se non attraverso il ricomporre. Lo conosce il kintsugi nel saldare in oro le fratture, trae da esse la pazienza e la rilettura di ciò che s’è appreso e disperso.
Abbiamo dovuto rinunciare al presumere, scelta non difficile se non si vive nel posto sbagliato, ma è rimasto l’intuito, a volte delicato come piuma d’angelo, altre volte lama che s’affila.
Ricomporre però è la conquista dell’interezza, della comprensione piena, non dell’apparenza o di un’età dell’oro mai esistita, rimette assieme i pezzi che erano stati dispersi, ceduti ad altri, dimenticati.
Ricomporre. Vedo un tavolo, di quelli da lavoro. Solido, grande, ed affidabile, allineo i pezzi che man mano si ritrovano e cominciano a dare idea dell’insieme.
C’è una sensazione bella quella del prendere in mano il pezzo giusto, del saggiare gli incastri, sentire la solidità del combaciare, chiedersi dove sia finito quello che manca e ricordare. C’è una fisicità nel ricomporre interiore, il senso che glorifica tutti gli altri sensi, che accarezza con i palmi le rotondità ritrovate e quelle nuove che si sono formate con l’esperienza.
Ricomporre l’esperienza ritrovandone la dolcezza. Messe da parte velocità e consumo, per essere di più, bisogna provare con la libertà della lentezza, con l’auto ironia, il senso del limite, la gioia della leggerezza.
Non manca nulla e il lavoro procede, qui un pensiero, lì un ricordo, qua un desiderio, ancora una pulsione che aveva spinto ad essere, fare, osare e che ora diventa legante per altro.
Ricomporre come opera alchemica che oltrepassa il tangibile e modifica chi la compie.
Ricomporre per arare, seminare, e raccogliere con rispetto, equilibrio, gioia d’essere che si prolunga.
Nella sera la pace è un uccello
che s’ammanta di rosso e di grigio,
e pesca nell’acqua, per suo conto cenando,
S’offende del mutare nell’aria,
mi guarda,
disapprova il mio essere altrove,
le ali allarga, abbraccia nel bianco
Il colore nel volo.
Poco s’agita attorno,
appena un sussurro,
l’aria è il ferro e l’argento
che cuce un tappeto alla sera.
Lontano.
Tace il piccolo bosco,
nasconde ricci e nidi affollati,
e mentre l’ombra divora gli arbusti,
l’oro dei pioppi conversa col sole.



che splendore sono le tue parole e i tuoi versi
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Oltre alla bellezza del linguaggio ,c’è la tua continua ricerca . C’è il tuo cogliere l’essenza della vita quando giunge il tempo di ricomporla , gustandola.
Infine la poesia della sera , un bellissimo dipinto ! Buona serata Willy 🤗
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Grazie Marina, mi fai arrossire, grazie. 🤗
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Buona sera Francesca, è un’altra sera ma anche nella stanchezza di un giorno pieno c’è il lasciarsi andare alla vita. Ti ringrazio per le tue parole 🤗
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Si è arrivata la sera dopo una giornata impegnativa è tempo di rilassarsi. Bella serata caro Willy
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A te.
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