limiti

La complicazione mi respinge perché non riesco a penetrarla a sufficienza in poco tempo. Tutto attorno va verso la semplificazione, ma senza quel processo di analisi e di vaglio che porta a una comprensione profonda. Piuttosto le cose vengono presentate come assiomi e come tali da accettare. Viene tolto tutto quello che potrebbe generare il dubbio e l’approfondimento, così resta solo una parte dei ragionamenti.

Le mezze verità che non solo non aiutano a capire ma comprendono la fatica di essere smontate perché sono mezze falsità. La fatica è accettare ciò che viene detto senza discernere, mentre per troppi ormai la tendenza è delegare ad altri il comprendere.

Il processo che comporta sciogliere la complicazione è anzitutto rendersi conto che essa è un insieme di forze che producono effetti. Chi semplifica deve scartare ciò che non serve, ma fa parte di ciò che accade e questa apparente inutilità sta nell’ombra e pesa con la sua presenza. La complicazione costringe a rimandare comprensioni profonde, complica anche altre parti della vita, esonda in territori che dovrebbero esserle preclusi. Il rimandare comporta l’accumulo e l’accumulo porta al non governo. Ovunque. La complicazione toglie il governo delle cose, non è solo questione di comprensione, è il pensiero che qualcosa andrà chissà dove e noi con lui, senza poterlo mutare.

3 pensieri su “limiti

  1. La vita è molto più complessa di tutte le possibili definizioni;
    ogni immagine semplificata rischia sempre di essere volgare.
    La vita è qualcosa di più della poesia;
    è qualcosa di più della fisiologia
    e persino della morale,
    in cui ho creduto per tanto tempo.
    È tutto ciò e molto di più ancora: è la vita.
    È il nostro solo bene e la nostra sola maledizione.
    Noi viviamo;
    ognuno di noi ha la sua vita particolare,
    unica, determinata da tutto il passato,
    sul quale non abbiamo alcun potere,
    e che determinerà a sua volta,
    per poco che sia, tutto il futuro.
    La nostra vita.
    La vita che appartiene a noi soli,
    che non si ripeterà una seconda volta
    e che non siamo certi di comprendere del tutto.
    E ciò che sto dicendo della vita intera
    lo potrei dire di ogni momento di una vita.
    Gli altri vedono la nostra presenza,
    i nostri gesti,
    e come le parole si formano sulle nostre labbra;
    soli, noi vediamo la nostra vita.
    Questo è strano:
    la vediamo;
    stupiamo che sia così,
    e non possiamo cambiarla.
    Anche quando la giudichiamo,
    le apparteniamo ancora;
    la nostra approvazione
    o il nostro biasimo ne fanno parte;
    è sempre lei che riflette se stessa.
    Poiché non c’è null’altro;
    il mondo, per ognuno di noi,
    non esiste se non
    in quanto confina
    con la nostra vita.”

    Marguerite Yourcenar

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