
È ora di proclami sommessi, di fatti senza propositi, di tempi regolati su scansioni interiori. Le parole sono voci nella nebbia, definiscono presenze, chiedono sentire agli umani, timore all’ignoto e raccontano solitudini interiori. Del trovarsi altrove nessuno riesce e non fidatevi di tante sicurezze ostentate, sono abiti belli per vuoti che hanno paura di vedersi davvero. Sconnettere le apparenze e i virtuali fugaci ci salva dal vuoto del dire senza ombra di senso.