la voce a Te gradita

Ogni anno passa un anno. Ma è poi vero? Festeggiare i compleanni ti piaceva perché eri al centro di un amore che si esprimeva altrimenti negli altri giorni, ma quel giorno era tuo. Non dovrei parlarti così al passato, non lo gradiresti. Le persone che sono dentro di noi davvero non cambiano mai il tempo dei verbi, casomai ricordano assieme, ma non sono state, continuano ad essere. In altro modo, certo. Del resto quante volte mi sono chiesto, prima e dopo, se qualcosa che mi riguardava ti sarebbe piaciuto? Tante e continuo a farlo perché si chiede a chi sappiamo che ci ama senza condizioni. Qual’era la voce a Te gradita? Ti sembra strana questa domanda? Per quanto mi riguarda lo so, era quella che pronunciava il mio nome, quella che mi chiedeva se volevo un caffè, e poi lo bevevamo assieme. Io avevo la testa altrove, ma poi la portavo lì, dov’eri tu. Era quella voce che mi tirava verso di Te, in un mondo differente da quello in cui mi arrabattavo. Un mondo dove c’erano passioni forti, ma mai tanto forti da non avere almeno un piccolo senso del relativo, quello che comprendeva Te e pochi altri. Davvero pochi. Si può morire per una passione ma sappiamo che qualcos’altro comunque la supera e la ricomprende. Non parlavamo di queste cose subito, però mi chiedevi come stavo. Mi dicevi come stavano gli altri cari prima di parlarmi di Te. Non sto facendo un santino, eri vera con tutti i tuoi difetti e pregi, ma avevi il senso della cura e la tua voce la esprimeva. Tante volte non avevo voglia di parlare, insistevi, finché usciva qualcosa e, finché dicevo, quelle situazioni così forti, quei problemi, quelle cose che mi toglievano il sonno, le stesse passioni acquistavano una dimensione differente. Mi faceva bene parlarne. Ci manca sempre qualcuno con cui parlare davvero, lasciare che quello che ci colma e trabocca riesca a vedere l’aria, acquistare la dimensione che ci permette di condividerlo. Con Te non me ne accorgevo finché lo facevo. Attenuavo sempre le difficoltà, ma tu insistevi e io ti rassicuravo. Mentivo spudoratamente però alla fine, quando uscivo, quando ci ripensavo in auto, un senso di maggiore equilibrio, di rinfrancato distacco, lo scoprivo con sorpresa. Era la tua voce? Credo che tu introducessi quell’auto ironia che permette di rimettere ordine nella confusione. Bada bene, ci tengo alla confusione che crea, è un po’ come le tue scatole in cui avevi pezzi di tessuto, fili, aghi strani, bottoni e ritagli, i più vari. L’ordine era essere dentro una scatola, sapere che c’erano, poi al momento qualcosa che serviva ad aggiustare un problema si trovava. Credo che l’auto ironia oltre a ridimensionare la mia capacità di risolvere i problemi, togliere un po’ di onnipotenza, servisse ad avere fantasia e fiducia in come si può procedere. Non il vecchio con una pezza, ma un nuovo a cui non si era pensato prima. La tua voce aveva questo effetto di sghembizzare i problemi e ogni volta ne riscoprivo l’effetto. (magari non si dice sghembizzare, però rende l’idea della mossa del cavallo che guardando a lato vede dov’era prima, si vede e sorride) Come vedi, ogni anno passa un anno e si scoprono cose a cui non si era fatto caso, insomma cresciamo e il filo diviene diverso e mai meno forte. Una nota di allegria nell’assenza, o meglio, come piacerebbe a Te, nella presenza che parla. E se penso che la voce a Te gradita era quella che ti parlava al cuore, aggiungo la mia alla tua così chiacchierano di cose grandi davanti a un caffè. Anche ora che non sempre vedo con chiarezza, e le passioni diventano opinioni, ho bisogno che tu mi chieda e di dirti.

Buon compleanno Mamma. 

14 pensieri su “la voce a Te gradita

  1. Grazie Ondina, grazie davvero, credo che sia importante per i figli sapere che i loro genitori sono orgogliosi di loro, ma ancora di più di essere amati E nel mio caso l’amore non è mai mancato 🙂

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