La confusione che m’inquieta, rassicura quelli a cui la racconto. Le piccole infelicità, se dette, incontrano cenni d’assenso. E pure l’inquietudine, il sentimento della propria differenza, trovano estimatori e complici. Anche le sensazioni che superano la barriera dell’attimo trovano condivisione. Tutto questo rassicura dalla solitudine, ma non dall’essere monadi che semplicemente s’assomigliano e di rado s’incontrano. E c’è una verifica che come disciplina ci si può imporre: il raccontare le transitorie felicità, la misura delle pienezze nel loro colmare. Dire tra righe ciò che non si può rappresentare e lasciarlo a chi intuisce che non siamo davvero soli ovunque e sempre, perché la scelta non ha sottigliezze: o tentare, infinitamente tentare oppure disperare.