Una tenerezza infinita per quello che eravamo stati, per le nostre difficoltà superate, per quelle messe da parte. Un perdonarsi l’insufficienza, l’inadeguatezza a ciò che era nostro e che era stato seppellito sotto cumuli di dover essere. Forse era tardi perché emergesse davvero, perché avesse quella funzione di cambiamento delle vite forte e radicale, ma già sapere che eravamo stati, mettendo in fila i giorni, le molte felicità che avevano fatto la differenza, ci diceva che era bello aver vissuto assieme.
C’era una lunga sequela di piccoli errori da perdonare con la tenerezza infinita di chi si è padre e madre, e se ci riconoscevamo in ciò che eravamo adesso era solo per questo riconoscersi negli errori, nella difficoltà, nel quotidiano così nostro, in una crescita che non era mai finita. Era un quieto parlare al soffitto, alla notte, al buio che dentro aveva una luce piccola e forte. E questo raccontarsi come si era stati davvero, e come non c’era mai venuto di raccontarci prima, veniva fuori come un flusso di vita che raccontavamo a noi stessi. Ci bastava ed era nuovo, no?
non esiste titolo migliore….. buona serata 🙂
grazie Silvia 🙂
La bellezza di un rapporto che tiene l’amicizia e che ricorda le gioie. Resta la tenerezza…e un po’ di rimpianto. Sano rimpianto però….
Buona serata
.marta
Queste sono soddisfazioni, Will:
non voler vedere solo le difficoltà, le imperfezioni, le debolezze e la fatica e quello che manca.
Ed aver resistito ai colpi del tempo e della vita, anche ai propri errori.
E non è solo tenerezza, guarda bene … 🙂
Non è da tutti vedere oltre ed essere consapevoli della bellezza, dell’amore che c’è, che è evidente e che fa parte della propria vita e resiste ancora e non risponde a stereotipi e a convenzioni.
Alla faccia della società che inneggia al nuovo e a tutto ciò che è a termine e precario, poiché è una società fondata sul consumismo anche nei sentimenti e nelle relazioni. E abbiamo visto come siamo finiti…
Serena giornata Will e grazie per questa bellissima riflessione.
Un sorriso bello! 🙂
Oh, la conosco questa storia, mi appartiene. E quant’è bella. Quant’è dolce. Hai scelto le parole giuste. Grazie.