Lo ascoltavo parlare e le parole erano precise, scelte, naturali nel suo discorso. Quelle e solo quelle andavano bene. Lo si vedeva anche nel gesto, distante dalla sguaiataggine dell’insicurezza o del mostrarsi. E c’era nel raccontare, nella persona, quella cultura ordinata delle buone letture, dello studio come mestiere e piacere. Pensavo a questo piacere che io avevo collocato nel disordine, nelle mie carenze per lo scarso piacere di allora, e per il tempo perduto altrove. E se questo m’indicava che un’altra vita sarebbe stata possibile, non me ne spiacevo, perché altrimenti avevo vissuto. E potevo ascoltare, e capire quel bel parlare. Potevo goderne. E pensavo che, in fondo, la vita non poteva essere tutte le proprie possibilità, o avere tutto, ma poter godere del bello che c’era intorno a noi.
Bel post… e direi che la tua chiusa brilla di saggezza. Complimenti.
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Questa è umiltà che dà grandezza a ogni pensiero,dà piacere anche non capendo. Mirka
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@Laura: la vita avrebbe potuto essere differente ma ho scelto io e non mi spiace. Almeno capire, vedere e sentire 🙂 e trarne piacere
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?..e pensavo che,in fondo,la vita non poteva avere tutte le proprie possibilità,o avere tutto,ma poter godere del bello che c’era attorno a noi”. Magari anche rubandolo. La natura è generosa e non nega neppure al viandante con la lingua fuori,e l’arte,incluso ogni sapere,è a portata di ladro,se si vuole. Io l’ho fatto spesso,anche ora che alla mente mi torna un verso di Neruda. “In ogni casa ho rubato un ritratto”. Ciao,Mirka
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Oltre all’ammirazione, alla bellezza e alla delicatezza che traspare (e non poco), condivido e comprendo tanto, anzi molto.
Però se hai scelto altre vie, è poterle riconoscere adatte e buone per te che è importante.
Ad ognuno i propri talenti con la speranza di riuscire a scoprirli e valorizzarli.
E sono sicura che tu ci sei riuscito.
🙂
Con l’immancabile sorriso
Ondina
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