Una farfalla batte le ali in Brasile e si scatenerà un uragano nel Texas. In un incendio a Odessa, per gli incidenti, muoiono 44 o 46 persone (come fosse lo stesso) e un conflitto si andrà a generare chissà dove e quando. Tutto sembra collegato nella teoria del caos e tutto affoga nel discontinuo, nella disattenzione, nella percezione del particolare. Anche ciò che si vede e per un momento ci riscalda il cuore: il cielo, i fiori, il verde dei prati sono per gran parte del tempo ignorati e non fanno parte delle nostre vite vite se non per assenza. Minuzie, sembrano e non sono. Nel contempo, piccoli desideri, conferme di difese efficaci contro le paure senza nome (ché difficile e faticoso, ma esorcizzante è dare nome alle paure) prendono posto e urgenza. Il quotidiano è una grande coperta e una torre ben munita che difende contro l’irrompere delle idee più eversive: che la bellezza esiste e vive anche senza di noi se non la cogliamo, ad esempio. Che ciò che sembra importante è nel contesto sbagliato, che il mondo e le cose sono indifferenti rispetto al particulare se non vengono collegate a noi stessi. E che tutto questo comunicare, quando è privo d’amore, è solo rumore.
E’ la dipendenza sensibile alle condizioni iniziali, e ben rappresenta il punto di partenza per entrare nella teoria del caos, ma chi mai l’ascolta davvero? Se lo facessimo, le vite muterebbero e tutto, compreso il debito pubblico, la bce, e tanto di quello che riempie i telegiornali avrebbe meno ragione d’assillare, semplicemente perché ci sarebbe più attenzione per l’altro e per ciò che ci circonda. Eversiva, davvero eversiva l’attenzione.
Tutto affoga nella…
lasciamo stare vah…
buona domenica Willy siamo arrivati nel fondo e non ci siamo accorti 😦 anzi pare che sia nostra (…) la scelta.
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questo provano a farcelo pensare, hai ragione, tanto che poi si devono pure fare i conti con i sensi di colpa. Buona domenica a te, Marta
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E allora perché non cerchiamo tutti, ognuno nel proprio piccolo orticello, per quanto ci compete e per quanto ne siamo capaci, di essere eversivi o di esserlo maggiormente nell’accogliere la bellezza e nel prestare più attenzione verso l’altro?
Che sia un buon giorno e una bella settimana, Will
con il solito sorriso 🙂
ciao
Ondina
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È una bella domanda Ondina, credo che non pochi ci provino nel loro piccolo a non calpestare gli altri, a cercare rapporti che facciano bene a entrambi, che si prendano il lusso di guardarsi attorno, di vedere ciò che gli suscita sensazioni di bellezza, che cerchino l’eternità nelle cose che passano e che lascino che le loro vite ne siano conquistate. Questo non basta perché sono scelte personali e non collettive e quindi non mutano la società però mutano e migliorano le vite individuali e non è poco. Buona giornata e buona settimana a te e a chi passa 🙂
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” Questo non basta perché sono scelte personali e non collettive e quindi non mutano la società ”
hai risposto a Ondina, e questo è il vero dramma. Che cioè ciascuno ha le proprie buone ragioni. E allora, mi chiedo ? Come migliorare la società, la cultura o il bastone ? Grazie però per ciò che scrivi.
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Un tempo c’era l’ideologia, ora è stata sostituita da altro, comunque vive in termini certamente non virtuosi. L’ideologia del successo e della competizione ad esempio. Credo che per cambiare serva un progetto condiviso su ciò che è prioritario, che partirà in maniera minoritaria ma poi via via diventerà mutamento della società. Questa società contiene il germe della propria distruzione e l’incapacità di vedere il bello se non in termini di possesso, quindi tende ad escludere, a non comunicare se non per cerchi ristretti. Pensa i sentimenti, al legittimo pudore e al loro assoggettamento a regole economiche, entrambe le cose hanno lo stesso effetto, si confinano i sentimenti, ma nel primo caso si vivono nel secondo si soffrono. Mi rendo conto che non ho risposte che convincano, a questo ci pensano le religioni, però anche queste hanno bisogno del trascendente, dell’altro che chissà se c’è. Bisogna tornare all’uomo, partire da esso e poi cambiare il mondo.
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Però Will, ok, saranno pure scelte personali, ma se ognuno le praticasse, se a quest’ognuno si aggiungesse qualcun altro ed ogni qualcun altro coinvolgesse altri ancora e così via, diverremo tanti e sempre di più e quindi la scelta diventerebbe collettiva o almeno condivisa da molti.
Un passo alla volta ci porta lontano se perseveriamo.
Qualcuno di cui non conosco il nome ha affermato “non è importante essere tanti ma è importante essere “accesi” perché non è mai accaduto che mille candele spente abbiano mai acceso una sola candela spenta, ma una sola candela accesa ne accende mille” …
Buona serata Will 🙂
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È importante che le candele sia accese e che si riconoscano, poi diventeranno luce e rischiareranno la realtà. Si è così
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😀 🙂
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