Prima ascoltavo Schumann, poi una musica yogi. E’ la radio. Le differenze dei mondi che si sovrappongono sono in noi, fuori sono ben nette. Pennellate rugose, laccate, tenui di acquerello. Le gamme del sentire. L’arte ne è specchio. Le nostre nevrosi generano suoni e pennellate. Anticipo o fine di amori. L’urlo di Munch non ci sarebbe nell’India dei maestri yogi. Freud non avrebbe grande attrazione in Africa. Un continente che non è tale, l’europeo ha maturato i suoi secoli. Era incinto della sua storia e per necessità ha generato il romanticismo e così ha tolto il coperchio di sensazioni prima deviate altrove. Ha fornito la base per ciò che è stato vissuto e si vive. Guerre e opere d’arte comprese, puntando sull’individuo dentro grandi contenitori di passioni. Un sogno, è stato un sogno che doveva essere sognato e dura ancora. E genera realtà.
Sentire individuale e collettivo, dal fuori, dentro, in profondità. E poi l’abitudine che insegna a vedere, estrarre, capire a volte, sempre stupita di ciò che si contiene. Le civiltà sono gli uomini che le costruiscono in un sentire comune, un flusso che accompagna, imbeve, coercisce fornendo gli strumenti del liberare.
Chissà a che serve l’occidente europeo in un mondo globalizzato, ma si può essere davvero altro da ciò che ci ha generato?

Si, si può essere altro.
Basta volerlo, basta soffrire e accettare il dolore anche…la semplicità, l’ascolto, l’armonia richiedono questo.
Ne sono convinta.
forse troppo ottimista?
mah…
buona serata
.marta
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Non so, Marta, forse non è questione di ottimismo. Si può prendere il meglio, ovvero ciò che si conforma a noi. Jung e molti altri hanno attinto all’Oriente e a culture diverse pur restando occidentali. Poi l’ascolto è vero che esige semplicità, anche innocenza per essere semplicemente accolto.
Buona notte 🙂
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Grandioso! Sicuramente i M.yogi non si sognerebbero mai di rubare i n di cel,nè quelli di posta elettronica. Mirka
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“A che serve l’occidente in un mondo globalizzato” ??? Ma il mondo siamo noi, l’occidente europeo. Il mondo è a nostra misura, nel bene è nel male, siamo noi ad averlo creato. Ci siamo sparsi poi, siamo andati in giro e abbiamo preso altri nomi, ma siamo sempre noi. Gli altri ? Sono pochi e stanno crescendo, alcuni sono ricchi e potenti certo, ma sono dei selvaggi ancora. Hanno una sola via d’uscita: quella di imitarci per diventare quasi come noi.
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