smussare le punte

In questi giorni di giuste proteste della mia vecchia frattura alla colonna, penso di essere fortunato di vivere qui ed ora. In fondo ho solo dolore e neppure sempre. Certo a tratti è lancinante, ma è per poco e perché faccio qualcosa che non dovrei.  Vivere con questa compagnia esigente significa smussare le punte del dolore e non obbligarsi a fare cose incompatibili con l’acuzia del momento. Non è per farmi consolare che ne scrivo, piuttosto per il pensiero che se fossi nato un secolo fa ed avessi fatto il minatore o l’operaio, sarei stato licenziato, senza tutela, destinato alla miseria, alla fame. O peggio, nato qualche anno dopo, essendo dissidente, sarei finito in qualche campo di concentramento per motivi politici, e in quanto non utile, semplicemente eliminato. C’è una civiltà nel dolore, nella tutela dello star male che è sintomo di un tempo, di un’alta concezione dell’uomo. Se non possiamo tenerci in sintonia, se non per brevi tempi, con il dolore altrui, possiamo sapere che esiste il dolore, smussarne le punte, considerando la natura etica della sua esistenza nelle scelte personali e civili.

Lasciar soffrire, perché anche il dolore ha una sua libertà, ed al tempo stesso operare per diminuire la sofferenza, è espressione di quel prendersi cura civile che contraddistingue una società partecipe. Se ci si pensa, quando non viene rispettato e lenito il dolore, a qualsiasi livello, è l’uomo a non essere rispettato. Vale per i deboli, ma in fondo, anche per chi sta bene e si pensa forte, perché il dolore come le radici, pesca e si dirama dappertutto.

Se non capisco chi sta soffrendo, far soffrire non mi costerà poi tanto. Lo sa chi riceve violenza, qualsiasi forma di violenza. Dovremmo pensarci anche in occasione delle tante ricorrenze, domani ce n’è una dedicata al dolore della violenza sulle donne, che scorrono via senza lasciare traccia, come vi fosse un rifiuto del dolore altrui, della sua evidenza che non diviene fatto educativo. Se non veniamo educati all’esistenza del dolore, lo rimuoviamo, come la morte, pensiamo che solo il piacere e l’attimo siano le dimensioni della vita. 

Il mio dolore è acuto, ma breve, banale nella sua genesi e poca cosa. Posso curarmi, un massaggio gentile mi farà bene, qualche antiinfiammatorio, e passerà. Anzi come occasione di riflessione mi è pure utile. Ci sono dolori sordi e diffusi, che non hanno analgesici, sono privi di comunicazione, tutela e solidarietà. Dolori che a volte solo la fuga può allontanare, ma quanti generi di fuga contempla la nostra mente?

Sono fortunato perché vivo qui ed ora, perché posso dire, se voglio, condividere. E bisognerebbe pensarci a questa fortuna, quanto si smarriscono le coordinate di dove si è e si guarda distrattamente altrove, dolore altrui compreso.

2 pensieri su “smussare le punte

  1. E’ vero, in confronto a tante altre realtà siamo davvero fortunati, buon fine settimana, con l’augurio che ti riprenda presto.

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