meriggio

” m’avevano parlato del suo sorriso. Ero venuto per quello.”

La luce si gonfia oltre le colonne, preme sulle vetrate aperte sulla piazza, sui passi lenti del mezzogiorno. 

E’ minuta, gentile e lo smoking nero è ancora più scuro sul bianco dei denti.

Un gioco di cortesie, prima d’ordinare, esserci e non, per dialogare tra sé e trovare un aggancio con la realtà.

E il sorriso è davvero bello, da bambina cresciuta, con gli occhi che partecipano divertiti.

E’ lavoro, avrà pensato, questo signore vestito di lino, è inoffensivo. E’ meriggio, e ricordo le poesie sul meriggio, ma qui è Milano, non c’è campagna ed anche i poeti sono da tempo, in difficoltà.

Dovrei dirle che non penso a lei, che la testa è altrove, che il cibo è eccellente, ma non m’importa molto.

Dopo il caffè doppio, ringrazio: il sorriso è un mezzo che porta al parlar d’altro.

La prossima a chissà.

 

3 pensieri su “meriggio

  1. Ci sono certe malinconie che somigliano ad una felicità zebrata e stanno benissimo con lo strumento a fiato che conclude il pezzo.
    (mi è piaciuto molto anche il post precedente ma per ragioni che non so ho scritto due commenti e li ho persi.)

  2. muraglie roventi ovunque.
    pallide, le speranze.
    assorta?
    …intenta, forse.
    a raccogliere cocci (aguzzi ) di bottiglia…ogni giorno.

    in difficoltà…proprio come i poeti.
    …e non solo a milano.
    🙂
    bello potersi concede di inseguire un sorriso…

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