Al solitario, senza genere, in fondo viene chiesto di vivere nel presente. Di apprezzarne il gusto forte e le sfumature, di essere nelle situazioni adattandosi, e restando se stesso. Di passare dalla tecnologia all’assenza di essa, dalla presenza travolgente dell’amore alla sua carenza, dall’equilibrio ordinato al disordine noncurante. Gli si chiede passione e tranquillità, forza e gentilezza. E chi gli chiede tutto questo? Una indole, una natura che lo porta a cercare la compagnia e il luogo in cui isolarsi, il rumore e il silenzio. Un capolavoro di ossimori, insomma, e siccome un equilibrio vitale è dinamico o non è, il suo controllore non sarà mai pienamente soddisfatto, al più ogni tanto gli ripeterà che è stato bravo e che si è sterili senza l’imperfezione. E che questo vale ovunque. Quindi sia felice e continui.
