Stasera ci sarà una cena tra quasi amici, cucinerò cose invernali, da pianura, dense di sughi, polenta, vini corposi. L’inverno ha un calore particolare dentro al suo freddo: spinge a conoscere, a chiudersi nelle case. Per questo i quasi amici possono essere una sorpresa. In tutti i sensi.
Quando non ci si conosce a sufficienza, negli incontri si dà spesso il meglio, e c’è molta verità nell’apparire. Basta guardare e soprattutto non decidere subito. Lo spirito di difesa ancestrale vorrebbe tagliar corto, presumere, scegliere e scartare sulla base di indizi, ma se interessano le persone meglio non scrutare troppo, almeno all’inizio. Da piccolo mi insegnavano di non fissare a lungo negli occhi. Quello, mi dicevano, viene dopo, quando ci si conosce a fondo, ci si vuol bene. Faccio una cosa a metà: guardo ascoltando.
C’è molta verità nell’apparire, nel cogliere cosa davvero vuol essere significato, dove finisce la rappresentazione e dove inizia l’esposizione dei bisogni. Per questo mi piacciono le cene in cui non si sanno ancora i discorsi che verranno fatti, gli argomenti che serpeggeranno indecisi dall’ignoranza dell’altro; c’è possibilità di sorpresa e di novità, promettono interesse. Le delusioni le raccoglieremo dopo, se ci saranno, ma prima è ancora il momento magico del possibile e pensare che il tempo sarà ben usato.
