almeno un puparo

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Ho bisogno di quiete per temperare i furori del non capire cosa ci sta accadendo. A volte mi sembra tutto così insensato e banale che scrollare il capo diventa ginnastica per le cervicali, a volte, invece, penso che non c’arrivo, che c’è una ragione sottostante che non serpeggia tra gli accadimenti, ma ha una sua linearità, una sorta di grande puparo con una mente coordinata che ci recita un po’tutti.E che sia lui a tesser reti attraverso i fili che noi crediamo muovere per libero arbitrio, che a lui la confusione faccia gioco, e rida. Come ride il puparo, sgangherato e cinico, ma che almeno qualcuno sappia dove si va. Ma poi penso anche che potrebbe essere davvero tutto come appare e che il vociare impedisca di avere una direzione o un fine. Che miseri saremmo se non ci fosse un futuro condiviso, una direzione, o l’essere dentro un flusso comune, e che invece tutto divenisse un agitar di atomi come usano i gas, se li si riscalda. Occupano tutto lo spazio e delle loro capocciate non serbano memoria, rimbalzano in cerca d’una via d’uscita, di un luogo da occupare, senza rendersi conto che è lo stare assieme che dà solidità alle cose. Allora preferisco avere un nemico da scoprire, una volontà da combattere, qualcosa d’intelligente, anche se mi è contro, che giustifichi lo stare assieme. Mi tornano a mente le vite che si coniugano, e non parlo di matrimoni, ma di unioni che portano avanti assieme amore e direzione in un dentro e un fuori che diventa solido più del diamante. E restano a far da esempio, a te, a me che ci ostiniamo ad andare in una direzione mentre tutt’attorno sembra impazzi la confusione.