mentre

mentre ti guardavo
al tempo degli sguardi alti,
ho sciolto la disciplina dell'attesa.
E il pendolo tra noi oscillava:
toc, tac, toc, tac,
seguendo piccole corse sulla pelle.
E' allora, che del tempo 
ho fatto filamenti di medusa
per tocchi d'unghia:
ritrosia, piacere, desiderio.
Nel sapore dei brividi,
guàrdati senza paura,
che non è più importante,
non è più.

fuori rotta

Sgradito. E già sento l’odor di marcio incollato sulla fotografia.

L’ incomodo si toglie, sibilando qualche porcheria o in silenzio, come creanza insegna.

C’è arte nell’uscir di scena e dirsi scemo per l’incomprensione; un tempo non sarebbe accaduto mai.

Se si rimirano i difetti, esposti come pezzi pronti all’auto trapianto, si riconosce la propria identità. Ma questo è affar mio e aver sempre tolleranza, giustificare, è un lusso. 

Educazione è capire quando si è sgraditi, prender atto e alzar le spalle portando il buono del rifiuto. 

Le domande, che noia le domande: perchè, cos’è accaduto, chissà che problemi ha? Ma cosa nel difetto d’attenzione si può solo dire: è così, andiamo.

Con gli anni divento sempre più insofferente alla scortesia, non mi piace l’intelligenza stracciona che vive della propria puzza sottonasale, preferisco lo stupore che si annida sotto il consueto, il pensiero quieto e forte.

te recuerdo Amanda

Oggi tutto si mescolava.

Il passato sventolava allegro tra bandiere, voci, sorrisi, sangue veloce di speranza.  Il presente gigioneggiava mesto, ricamando le parole estratte con fatica.  E il futuro? Stava in disparte, finchè una ragazza s’è alzata dicendo: è difficile, ma noi giovani ce la faremo.

E ha sorriso.

Ma questa è un’altra storia da raccontare.

domani

Domani sarà passato un anno dalla tragedia della Tyssen.

Non è cambiato nulla ed ogni giorno nei posti di lavoro si muore. Non è il lavoro che uccide, ma la sua modalità, i suoi tempi, le sue regole non scritte ed accettate sotto il vincolo della necessità, del bisogno.

Il lavoro dovrebbe essere equanime tra impegno personale ed impegno sociale, un contratto tra parti eguali, senza monetizzazione della salute e dell’integrità fisica. Invece…

Mi sono chiesto spesso cosa facciano gli ispettori degli uffici del lavoro e dell’Inail e quanto guardino alla sostanza di ciò che avviene oltre l’apparenza delle regole, perchè il problema non è pagare una multa, ma fare in modo che le persone non si facciano male.

Domani è una parola strana, è domani per noi, per gli operai della Tyssen del reparto fonderia e per troppi altri, domani non esiste più.

simboli

Rinunciare ai simboli?

Nei momenti di stanchezza, ogni vincolo diviene più pesante. Qualcosa in me si ribella e trova una vena sottile che stride con il resto. Come per un dente appena scalfito, questa asimmetria diviene importante sintomo che qualcosa non funziona. Se ho il navigatore giusto, questa vena porterà alla radice della stanchezza, nella asincronia che scinde corpo e mente.

La ragione è solo il processo formale, ma è la sensazione, il sentire che riconduce a me. Per questo i simboli acquistano una doppia valenza, legati come sono ad un’ idea che si fa materia. Ed oscillo tra simulacro e realtà. Incessantemente, anche se il simbolo non basta più.

entropia

Bilanciare l’intelligenza lasciando che la parte sinistra esondi su quella destra e viceversa.

Un contrappunto tra sentimenti e razionalità, facile a dirsi, molto meno a praticarsi.

Che accade se il razionale si lascia contaminare?

Tu lo sai quando ti incanti (termine veneto che ben definisce colui che si perde nei pensieri e vede cose che non vediamo, con lo sguardo apparentemente fisso nel vuoto) e sospendi il tempo del capire dalla tua vita quotidiana, mescolando contraddizione e desiderio, razionalità e attesa.

L’intelligenza lucida come lama, mi lascia indifeso, ne vedo la bellezza algida e non sento il calore. Sono per l’universo del presappoco, dove anche le galassie fanno il loro dovere amando i soli che contengono. Per questo mutano idea e collassano. L’entropia è il destino dell’intelligere senza speranza.
E dopo questa sbrodolata, il cielo si è fatto limpido ma il freddo non morde.

Ancora.

campagna acquisti

Gli ho detto: tientelo il tuo hardware, mi va bene il mio.

e lui di rimando ha sghignazzato senza mettere la mano sulla bocca, non riusciva a respirare da quanto rideva e mi guardava con le lacrime agli occhi, dicendo:  Sai cos’è che faccio io, mi tengo tutto e tu amico caro sarai nella merda. Sei già nella merda, ti faranno il vuoto attorno, non ti vorrà nessuno, non ti piscieranno neppure addosso, semplicemente non esisterai più.

Non mi impressioni, continuo con quello che ho e neppure voglio il soft, resto così, per i cazzi miei.

Non ci sei con la testa amico, tu non resti, semplicemente non sarai più.

Io sono un cane sciolto, ma tu non sai cosa vuol dire. Anzi lo sai, perchè un tempo ti convincevi che i cani sciolti erano pericolosi. Inefficaci e pericolosi nel loro deviare dalla moda, dagli obbiettivi collettivi. Ti davano fastidio anche allora, perchè non avevano pensiero comune: traditori, ecco cos’erano per te. Sono ritornato un cane sciolto e cerco i miei simili.