quasi secondi: una gran bella giornata

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Comunque qualcosa sta mutando e questa è buona cosa. Dove andrà questa ondata di richiesta di cambiamento, che è anche un po’ speranza, dipenderà sia dai protagonisti della politica sia dai cittadini. Renzi in primis, ha una grande responsabilità: non deludere, ha vinto, ha il consenso dovrà dimostrare la diversità. Ma in misura diversa anche le altre idee in campo, quelle di Civati e Cuperlo, diventano fondamentali, proprio perché il cambiamento è confronto e chiarezza di posizioni, maggioranza e minoranza e soprattutto rottura dei vecchi, incrostati equilibri. Gli elettori, i cittadini saranno adeguati a questo mutare possibile o preferiranno la palude di questi anni? Questo è da dimostrare perché tra i grandi mali emersi in vent’anni di berlusconismo, poco contrastato, c’è stato l’individualismo come modalità dell’essere assieme. E per questo e altro la politica ha seminato tali e tanti elementi di sfiducia sulla sua possibilità di cambiare davvero la vita delle persone in meglio, che ogni spiaggia è l’ultima, nel senso che di naufragio in naufragio da qualche parte pur si arriverà, ma ridotti come?

Per me è stata una bella esperienza quella di questi mesi. Fare politica vicino ai giovani fa bene, pone domande, riscopre la voglia di discutere, di non arrendersi, andare oltre l’apparato di un partito che era nato già vecchio e senza la giusta memoria. Di questo spirito giovane che scopre le cose che conosci, a volte le disvela mostrando l’intrinseca futilità di riti, avevo bisogno, ed era libero dal grande difetto della politica e dei cittadini, ovvero quello di saltare sul carro del vincitore per interessi ben diversi da chi lo conduce. Questo è accaduto, e accadrà ancora, ma con Civati non c’erano aspettative personali ed essere a contatto con persone che sin dall’inizio hanno lavorato sulle idee e non sull’interesse, ha fatto bene. Davvero bene. Per chi ci crede inizia un nuovo tempo interessante. Ieri una persona in fila per votare ha detto: Sono qui perché è giusto reagire, chi non fa niente si merita ciò che sta accadendo. Ecco credo che in quelle parole ci sia tutto, anche per chi come me, potrebbe dire, stiamo a vedere, e non sarebbe giusto perché in realtà non si finisce mai di dare e di ricevere. Ed essere secondi nel Veneto, partendo dal nulla di mezzi e dal molto di spirito e idee, è una soddisfazione immensa. Si può lavorare, fare, sperare e si comincia ora.

così ho scelto Civati

In queste settimane, man mano che i leader del pd sceglievano Renzi e Cuperlo, l’aver scelto Civati, mi ha sempre più convinto. Mi dicevo che se nulla, o quasi, della politica praticata in questi due anni dal pd mi era andata a genio, il fatto che gli attori di quella politica fossero altrove mi confortava nell’idea che il nuovo e il necessario per cambiare non fossero da quella parte. Ne ho anche tratto una piccola sicurezza, che nei pochi noti che aderivano non potessero esserci i pugnalatori di Prodi, e neppure i fautori di un governo chicchessia per assicurare la continuità con quanto già sbagliato con Monti. Il potere ha aspetti strani, assuefa con immediatezza chi lo pratica e induce a perseverare negli errori, anche non propri, che potrebbero metterlo in discussione.

Così ho scelto Civati perché tra il nuovo che è pieno di vecchio e il vecchio che si vorrebbe mostrare rinnovato, solo il diverso qualche garanzia/speranza sembra darla. Poi ho letto il programma, i larghi spazi lasciati alla discussione assieme, il partire da consapevolezze condivise, il rifiuto della cultura dell’emergenza per far passare ogni azione che non appartiene né alla sinistra, né al riformismo, né al cambiamento, gli F35, una nuova economia, il lavoro. Ne ho ricavato l’impressione che attraverso una immane, ma esaltante e giusta fatica, cambiare si può. Partendo dal basso, rovesciando non le parole, ma la piramide del potere, ridiscutendo i presunti assiomi dell’economia che poi sono solo teorie., tornando ai bisogni veri, quotidiani, delle persone: il lavoro, l’assistenza, l’istruzione. E ho pensato che se torna la fiducia nella politica è perché il cittadino si sente protagonista, non applaude al nuovo attore, ma vuole recitare. E non ha più voglia di sentire il vecchio copione, ma vuole scrivere la sua vita. E questo accade se sente che la sua opinione conta, il suo gesto pesa, se ciò che dice e pensa ha un senso per chi lo ascolta. Per questo non sono corso a soccorrere il vincitore, ma ho preferito camminare con chi ha davvero voglia di darmi ascolto.