
Ho messo le vesti l’una sull’altra,
con cura preziosa allo sguardo,
che voglioso ha stropicciato i ricordi,
come brivido nei momenti d’assenza.
Così fino alla pelle,
al corpo nudo ora riflesso.
Con stupore seguo segni,
la mappa del tempo che scrive,
di ciò che mai si legge nel giorno.
Il corpo da dentro si scava,
nell’ora che muta distratta,
e con dolce carezza toglie il superfluo,
di questo ora tengo misura.
Del vibrare screziato di sogno,
di passioni frangiate di brina,
dell’indifferenza che accompagna la quiete,
di questo ora tengo coscienza,
ma c’è ancora uno slancio impossibile,
tra scatti di luce nel vuoto?
Perché lì, cieco a me, colgo il segno del giorno,
la traccia oltre il sopor d’abitudine .
E sembra impalpabile il tutto,
oltre il tenero della pelle che vedo,
ch’è seta prima d’essere tessuta,
colore di bava tenace,
da posare su morbide labbra,
un filo,
gettato oltre ciò ch’è sembrato d’essere,
oltre ciò che s’è conosciuto.