





Dovrei rendere tutto più futile,
tenere una nuvola in mano,
dividere il blu del mio profondo da ogni blu che scolora.
Sentire la luce che cade nel pomeriggio dal cielo,
distinta da quella che trafila le foglie.
Una condizione sospesa, uno sballo,
e le dita ticchettano il legno,
seguono la testa che segue un motivo:
tutto è vanità,
ma quanto serve a scorticarla
si perde nelle variazioni del grigio.
Un vetro appannato è la determinazione che anela assoluto
e coltiva semi d’imperfetto in attesa di frutto.
E’ quel vivere che si sostiene e sale su ogni parola,
a trovare ragione al proprio dire.
Fugace come la goccia che scivola dalla foglia
e abbevera l’inconosciuto che a noi nulla conta,
ma per per altro è vita e sostanza
e così nel profondo mio blu,
che a nessuno assomiglia,
trovo ciò che è solido.
Per il tempo che basta
a far decadere la lama di sole la sera
dove ancora l’immoto si muove.
Un Blues, stai cercando un rifugio
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Ottima intuizione 🙂
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