Molto si dice in prima persona, un’assunzione insistente per un io ipertrofico che si convince di verità in corso d’opera. La terza persona consente di vedersi in azione, è un distacco necessario per ristabilire i pesi reali di quello che ci angustia oppure della fretta del decidere. Cosa, come, perché dovrei fare. Per la seconda persona basta lo specchio, reale o virtuale. Il parlarsi, conoscendosi quel tanto che solo chi ha avuto la nostra confidenza, ha potuto apprezzare e a volte sopportare. C’è misericordia e comprensione nello specchio, oserei dire che nella sua impietosità, è amico e generatore di speranza. Ci concede sempre un’altra possibilità, ha il domani tra le cose che regala assieme ai giudizi temporanei. Sì, un buon specchio ci può aiutare assai. Anche a vedere conoscenze che lasciano perplessi. Io che ci faccio qui, si trasforma in tu cosa ci trovi in questo restare?
Per raccontarsi, meglio la terza persona, anche per capire quanto gli altri entrino nelle nostre vite, le modifichino per i loro limiti, impongano condizioni. Capisco le tue necessità, mi adatto perché sei importante, ma non dovrei accondiscendere. Accondiscendere toglie progressivamente qualcosa, spolpa le relazioni, finché resta lo scheletro e allora si capisce che non si è scesi ma si è scivolati via. Un toboga che disperde piccoli sorrisi per la velocità e non torna indietro, allontana e colloca nel ricordo.
Che sia questo uno dei sensi del tempo? Cioè quello dell’usare la seconda persona singolare per mettere ordine tra presente, passato e soprattutto futuro? Tu che futuro vuoi? Quello immutabile che cristallizza nei limiti tracciati oppure un futuro che trovi strade nuove, che dilaghi in cerca di un mare senza argini? L’io ipertrofico queste domande non se le pone, ha già tutte le risposte dentro: esisto e il resto viene di conseguenza.
Oscillare tra la seconda e la terza persona, comprende il plurale, include l’altro e di quest’altro, assieme a noi, bisogna fare conto, essere sinceri nel dire ciò che ci spinge avanti. Cosa sia questo procedere lo specchio lo racconta, sono i desideri, le passioni, il farsi e disfarsi dell’amore e quella ricerca, che tutto comprende e che si riassume in una affermazione:
sono bastevole eppure insoddisfatto cresco,
sento che tu ci sei e corri,
anche a me incontro,
e condividi,
mai soli, instancabilmente mutevoli, siamo.