Nel pomeriggio il sole s’era impadronito degli occhi. Li aveva chiusi trasportando la mente altrove. Era un sogno a metà, ricco dei rumori esterni, veloce e torpido perché diceva il non detto.
Sono stanco, disse al risveglio, forse mancava un concludere, oppure la realtà non era così forte da sembrare appetibile per muoversi. Resterei così a lungo, si disse ancora, e nulla è davvero urgente. Gli tornava in mente che se ne andava dalla spiaggia col sole ancora caldo ma già sul mare. Le ombre erano lunghe, c’erano poche voci e altri, accidiosi come lui, che lasciavano che la sera li inghiottisse. Non c’erano progetti o frenesie, era un’ora in cui non accadeva nulla. Si poteva guardare, ascoltare e c’era la stanchezza del troppo sole che rendeva tutto facile, che accoglieva. Sarebbe stato l’abbandono più dolce, l’abbraccio ricco di lente carezze, con parole sospese e lievi, e come mai inermi. Ma nessuno sapeva e quel dirsi stanco era attesa.