chi è l’amico

Tenersi un amico non è un atto di possesso ma di rispetto. Per lui, per noi. È conservare un legame, approfondire un affetto, permettere che una comunicazione si mantenga ed evolva. Ma per tenersi un amico bisogna averne cura, esserci il giusto: né troppo né poco. Avere un interesse vero, che si rinnova, ma non esclusivo perché quest’ultimo è riservato all’amore. È una bella favola che le cose si riannodino subito dopo anni di silenzio, serve a tranquillizzare le nostre assenze. Ci si rincontra e si parla delle vite che sono scivolate in avanti ma è leggere un libro perché quelle vite non sono state la nostra vita.

Mi sorprende chi mi chiama caro amico e poi scompare, per riapparire dopo mesi, prima di una nuova assenza. Mi sorprende che non senta che non condividere qualifica l’amicizia, ma mi sorprenderebbe anche il contrario, ovvero l’essere troppo addosso che nasconde un bisogno non espresso. Comunque è l’apparire/scomparire che qualifica i legami, ci siamo se quella persona conta e risuona in noi, così riserviamo l’amicizia a chi la considera importante, diciamo a questi amico caro, il resto sono visi noti nella folla.

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