Al solitario, senza genere, in fondo viene chiesto di vivere nel presente. Di apprezzarne il gusto forte e le sfumature, di essere nelle situazioni adattandosi, e restando se stesso. Di passare dalla tecnologia all’assenza di essa, dalla presenza travolgente dell’amore alla sua carenza, dall’equilibrio ordinato al disordine noncurante. Gli si chiede passione e tranquillità, forza e gentilezza. E chi gli chiede tutto questo? Una indole, una natura che lo porta a cercare la compagnia e il luogo in cui isolarsi, il rumore e il silenzio. Un capolavoro di ossimori, insomma, e siccome un equilibrio vitale è dinamico o non è, il suo controllore non sarà mai pienamente soddisfatto, al più ogni tanto gli ripeterà che è stato bravo e che si è sterili senza l’imperfezione. E che questo vale ovunque. Quindi sia felice e continui.

Mi fa tanta tenerezza il solitario che descrivi, Will.
Buon pomeriggio domenicale,
sempre con un sorriso
Ondina 🙂
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Per i miei giorni chiedo,
Signore dei naufragi,
non acqua per la sete,
bensì sete,
non sogni
bensì voglia di sognare.
Per le notti,
tutta l’oscurità che è necessaria
per affogare la mia stessa oscurità.
( Preghiera, Piedad Bonnett )
Ai solitari non chiedo nulla. Chi non lo è, del resto?
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il profilo che tratteggia questo post non è tanto quello del solitario quanto piuttosto quello di una dialettica interiore che cerca un equilibrio tra opposti. Sarà anche un solitario – perché dubitarne?- ma si percepisce una presenza superegoica non di poco peso, in fondo è pur sempre un ‘compagno’.
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Al solitario senza genere,credo venga concessa felicità quando può sedersi e cambiare le scarpe che,a forza di camminare o stare in piedi sicuramente si saranno molto logorate. O no?
Ciao carissimo,un salutone e vai con la musica. Sempre. Che quella non costa neppure un par de scarpe nove. Mirka
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Bellissimo! The other side of the stay. 🙂
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insenseofyou: sorriso
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