confidenza

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Penso a quello che ci diciamo, a come cerco di capirti nel profondo, e a quanto bello sia questo profondo, ma anche limitato. Ci accontentiamo  del molto che ci scambiamo, perché c’è un limite.

Penso a come in qualche momento della storia dell’evoluzione si sia perduto il naturale accesso al profondo -e la telepatia, forse- e si mostri la superficie, anche nell’intimità di un comunicare. Come questo sia il prodotto di ragionamenti fatti chissà quando, di modi di pensare neppure nostri, di convinzioni che si sono via via formate con la nostra storia. Ci mostriamo come ci siamo -e ci hanno costruiti- con tutta la fatica del caso e ci pare d’essere nudi, ma occludiamo gli accessi al caos che conteniamo.

Scambiamo fotografie, immagini, ma oltre l’involucro dell’identità apparente, cosa c’è?

Sotto c’è ciò che evolve, il magma che prende e si stupisce se entriamo in contatto con lui, energia vitale che acquista forma nuova, e genera cambiamento. Nuovi modi di vedere, di sentire, forma e concretezza alle passioni, desideri attuati e accantonati, forza che scardina principi che poi tali non erano, genera nuove abitudini. E c’è la paura che il cambiamento ci provoca. Insomma è la vita che muta. E tutto questo è insofferente ai nostri limiti faticosamente costruiti, squarcia la roccia delle convinzioni, mai davvero meditate, e mostra l’azzurro.

Ma noi davvero vogliamo il nuovo e l’azzurro? Forse, in qualche momento di sconsiderato coraggio. Penso che normalmente si debba vivere seguendo il proprio deimos. Allegro, o triste che sia, e restare in consonanza con lui, che essendo il nostro deimos, sa cosa ci fa bene e ci conduce.  Per questo devo capirlo, e accettarlo.

Tutto questo avviene poco sotto la superficie che definisco la mia nudità e, pur essendo il deimos già più profondo di ciò che mostro, non è lui il magma. In esso entrambi ci rigeneriamo e troviamo unione vitale. Qualche volta accade. E’ difficile, lo so, anche dirlo, il profondo non ha parole, non si comunica.

4 pensieri su “confidenza

  1. Sincronicità perchè mi trovavo a passare per caso e subito fui catturata. Così a caldo metto in movimento la tastiera mentre ascolto questa musica molto indovinata oltrechè pensata,sicuramente.
    Non credo che il profondo si possa comunicare in uno spazio virtuale. Magari attraverso la telepatia.Questo si. Ma prima dev’essere seguito dalla parola che induce l’abbandono che dà la fiducia. Il sotterraneo è sempre e comunque una delicata invadenza. Ma agli occhi (dell’anima) nulla sfuggerebbe. E Purcell ha saputo guardare nel profondo e anche oltre. Ciao infaticabile scrittore e forse anche qualcosa in più. Mirka

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  2. Il magma, quel che bolle nelle profondità nostre, è accessibile solo a pochissimi intimi (sarebbe impossibile diversamente) verso i quali la sicurezza, la tranquillità e l’intimità che ci lega permette la confidenza (da confidere, “con fede” e quindi con fiducia).

    E’ un percorso lungo che oltre all’amicizia o all’amore, richiede voglia, impegno, tempo, accoglienza (tralasciando il giudicare), rispetto e pure un lasciarsi andare (perchè no?) speranzoso e aperto, perchè aiuta anche a comprendere di più se stessi e, sul medio/lungo periodo, sì, anche a cambiare un pochino. 🙂

    Il profondo non si comunica? Sì, ma qualche volta si sente, si percepisce.
    Non credi Will?

    Serena domenica pomeriggio 🙂
    ciao ciao

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  3. Credo che il profondo si percepisca e si trasmetta tra poche persone davvero in sintonia. E’ molto difficile, invece, che il magma sia accessibile ad altri: è difficile anche a noi.
    Grazie e buon inizio di settimana 🙂

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