i migliori anni della nostra vita

La pioggia cade a gocce fredde e rade, il ritorno è sempre meglio del prima dopo una cena ufficiale. Mi piace andare in auto nella notte verso casa, c’è in sottofondo la musica di radio tre, i pensieri si svolgono pieni e liquidi, con una direzione e senza tempo. Le nostre storie sono ricche, ma è passato, ce lo portiamo dietro in ciò che siamo, in come ci siamo costruiti. Per questo le occasioni e le ricorrenze canoniche le sopporto malamente. In quei tavoli ricchi di cristalli, décolleté, abiti scuri, camicie bianche e cravatte serie, non si parla di nulla che scavi un poco. Qualche notizia, osservazioni che già conosciamo, le vacanze prossime e passate, quel minimo di ostentazione derivante dal ruolo.  Bisogna essere brillanti per passare la serata, anche per bilanciare qualche piccola perla che ci vien buttata qua e là a ricordare lo status. Sembra ci sia la necessità di fare il punto su chi si è, in queste occasioni, di complimentarsi con se stessi per dove si è giunti. Un vecchio vizio della borghesia sapere chi è, dopo che non adorna più di ritratti le proprie case. Un modo per chiudere i cerchi di chi conta: poco, molto, davvero.

Conta molto la cortesia. Come sempre, ma qui non si mostra nulla che ci riguardi davvero, perché non è richiesto e sarebbe comunque fuori posto. E’ così, ogni volta mi chiedo perché ci vado, anche se ora le occasioni sono per fortuna ben ridotte, la risposta è: lavoro. Inizia, finisce, si torna.

Si torna nella notte, dopo le molte, troppe luci. Lo spettacolo musicale ha evocato, canzoni erano dell’età di chi festeggiava, ben cantate, le solite sempre belle, e si vedeva negli occhi che riportavano ad altro. Le donne mormoravano le parole, qualche piccola frase le interrompeva, poi riprendevano. Il pensiero scivola, in questi casi, ad un allora, ad un’ occasione, un ricordo, una persona, un momento d’altri anni. Emerge il baco che i migliori anni della vita siano già passati, che ora è il tempo dell’attesa, dello lasciar scorrere. Forse per questo i racconti di ciò che accade ora, sono punteggiati di eccezionale, di memorabile, come se ci dovesse essere qualcosa a cui aggrapparsi perché gli anni pieni di vita sono già trascorsi. Rassegnazione e realtà. In queste occasioni si misurano le abbronzature, il grigio e la quantità dei capelli, la linea che tiene o si corrompe. C’è un allora in cui questo non accadeva, oppure era diverso, era una competizione allegra e tragica, c’era possibilità di mutare anche se ti sentivi un cesso, bastava uno sguardo per rimettere in ordine l’autostima. Adesso invece emerge l’assoluto, ciò che l’occhio non può negare. Rispetto a cosa? Rispetto a qualcosa che non c’è più, che forse non c’è mai stato?

Di notte i pensieri sono morbidi, non hanno concitazione, mi piacerebbe fissarli, ma so che in altro modo torneranno. Non questi, con queste parole, ma torneranno. Non sono forse il prodotto di ciò che sono stato, di come mi sono, con pazienza e rabbia, costruito? Per questo non ci credo che i migliori anni della nostra vita siano alle spalle, che galleggino, già vissuti e relitti,  in attesa di chissà quale terra. Sono in un’età in cui i rimpianti potrebbero uccidere e i ricordi avvelenare i pozzi da cui bevo. Per questo è necessario muoversi in avanti, sentire il buono che verrà, ciò che non si conosce, ciò che si vivrà. No, i migliori anni della vita attendono pazienti di essere vissuti ed essere messi assieme agli altri. Non c’è mai stata un’età dell’oro che non fosse davanti a noi, che non si potesse fare, costruire. Questa è la direzione giusta in cui la vita mette assieme il momento, ciò che piace e ciò che si rifiuta, mette assieme l’incontro inatteso, la meraviglia non vista, con quello che si vive, con quello che non vorremmo, che pesa. I migliori anni sono qui davanti, hanno solo bisogno d’essere riconosciuti. Con l’esperienza accumulata, con gli errori fatti. E dovrei avere la consapevolezza che serve a riconoscerli, a viverli, soprattutto. Così penso e arrivo alle luci della città che sparano la notte verso l’alto, non ci sono molti in giro a quest’ora, chissà chi deve rassicurare tutta questa luce.

Il caldo, ciò che conosco mi attende, nell’allegria dei naufraghi anche ciò che non conosco fa parte di me, chiede di diventare il mio tempo, il mio tempo circolare, il tempo delle stagioni che si rinnova e rinnoverà. Il tempo che promette sempre una buona annata, un’altra che poi andrà nel ricordo assieme alle precedenti.

http://http://www.youtube.com/watch?v=qy0QABfXJoY

4 pensieri su “i migliori anni della nostra vita

  1. Hai detto talmente tante cose vere, hai fatto affermazioni molto importanti che non so proprio da dove iniziare, caro Will 🙂

    Oltre all’emozione che mi hai trasmesso con le tue parole, sappi che sono assolutamente d’accordo sul fatto che
    I migliori anni sono qui davanti, hanno solo bisogno d’essere riconosciuti. Con l’esperienza accumulata, con gli errori fatti. E dovrei avere la consapevolezza che serve a riconoscerli, a viverli, soprattutto.

    Chapeau, Will
    Ciao

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