Lasciar andare, non fermare, non oppormi.
Se torno indietro con la memoria, ritrovo questo agire come il mio modo d’essere nel mondo, tra le persone. Non ho mai fermato nessuno. Forse perché credo alle parole, ai gesti, alle vite degli altri. Il caso ci segue, mette assieme i desideri, le propensioni, aggiunge di suo, vorrebbe modificarci ed invece poi s’accontenta di modificare le nostre vite. L’ho sempre accolto così, un generatore di possibilità, ma ciò che accadeva poi, dipendeva da noi e diventava destino. Ed ho sempre lasciato che la libertà dell’altro fosse libertà davvero.
Quanta sofferenza costa tutto ciò? Molta, moltissima, perché fa più male ciò che non è stato ed avrebbe potuto essere, rispetto al ricordo. In fondo è il ricordo della possibilità che si incide nella carne, il futuro negato, ma la libertà include la sofferenza. C’è una linea sottile su cui viviamo ed è la linea che separa lo star bene dallo star male, è ciò che si traduce nei nostri atti separando il bene dal male. E quasi sempre ciò che sembra male o bene, poi alla prova dei fatti si rivelerà diverso: un errore in buona fede.
Ho sempre lasciato andare, senza oppormi, perché romantico lo sono davvero, Perché la libertà è una religione, e se mi muovo su rotte sconosciute con portolani imprecisi, accetto la sofferenza e la solitudine, e fa parte della vita che posso vivere.
C’E’ ALTO SENTIMENTO DI CIVILTA’,
in ciò che hai scritto e,scegliere,consapevolmente è la più alta espressione di altrettanta civiltà che procura serenità nel responsabile atto.Bianca 2007
il mondo è pieno di errori in buona fede
occorrerebbe un po’ di coraggio e voglia di capire
mi sembra una scelta di comodo, la tua…
wiily, sottoscrivo. parafrasando un tale, posso dire che io sono libero se lo sei anche tu. e tutto ciò che ne consegue ha bisogno di grande forza di volontà e sguardo acuto.
quando facciamo un viaggio insieme sulla nostra harley? guidi tu, che io guardo il paesaggio anche di spalle ;-))
Mi piace.
Lasciare andare, non fermare, non oppormi è qualcosa che conosco e capisco la sofferenza di cui tu parli, però come dice anche WW quanto è riconoscere la propria e l’altrui libertà e quanto è incapacità di lottare veramente per delle cose/situazioni/persone? La domanda che mi sono sempre posta io è: non che alla fine di tutta questa storia in realtà l’unica cosa che mi importava davvero era propria la solitudine e la sofferenza? E soprattutto, molto più subdolo, non è che il mio lasciare andare è proprio per fare in modo da potermi dire poi una persona libera che lascia liberi? Siamo sicuri che sia la scelta giusta? E poi ci interessa davvero la libertà o in fondo in fondo abbiamo bisogno di vincoli per poterci sentire amati, di persone che ci legano a doppio filo, di sentirci in qualche modo dipendenti?
Mi fermo, avrei un sacco di domande…. 🙂
Le domande non mancano 😉
Ognuno si pone le proprie secondo sensibilità e chissà quante altre motivazioni nobili o meno. E per me non esistono domande assolute. E’ più facile lasciar andare o lottare per trattenere’? Assunto che esiste un confine, ovvero la propria dignità, ciò non può essere ceduto ad altri, lasciar andare non significa non dire: sei importante, vitale per me. Significa invece accettare che siamo tra persone responsabili, che posso prendermi cura ma non sostituirlo all’altro, che io sono importante ma non così tanto. E’ più facile questo o imporre la propria importanza? Molte delle vostre domande potrebbero trovare risposta positiva, non ho così alta considerazione di me, Ma il prezzo sono disposto a pagarlo e non e’ poco
e ci sei riuscito ad essere libero?
quel tanto che basta Jonuzza, da non essere d’altri se non lo voglio. E questo accade davvero di rado