giornata rozza

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Una giornata rozza, senza creanza, tagliata di forza e di noia, scolpendo il tempo con malavoglia.

Le cose cominciano al mattino, dopo che si è pulito il viso dai sogni della notte. Con questa frase in testa scorrono le ore, il senso di colpa che galleggia come schiuma sulla birra, e invece bisogna passare attraverso l’inconsistente per giungere al fresco, al frizzante che raschia la gola, al dolce amaro. Ho sete, sulle labbra resta la schiuma, così è il sapore di questo giorno che è scorza da togliere con i polpastrelli, tagli dritti di luce, nuvole e vuoto da colmare. Bisognerebbe scorrere i giorni con sagacia di colore, ma ogni volta che emerge un bisognerebbe è lo scontento che lo spinge a far capolino, così si è prigionieri d’un bisogno, mentre utile sarebbe capire la natura dello scontento, la molla che ci spinge, il giudice che, muto, fa no con la testa. Utile sarebbe usare i polpastrelli per modellare i pensieri acuminati, ricoprirli d’ironia, farli ridere spesso. Bisognerebbe, sarebbe, si dovrebbe, li guardo questi verbi che non ho e invece possiedo solo un mantra che mi ripeto tra le ore:

Che sia il giorno efficace per noi. Che le ore siano senza colpa, senza traccia, senza righe per scrivere ordinato, senza saluti inutili, senza parole gonfie  di vuoto. Che sia una giornata senza, scavata di fino, non lo scorrere rozzo, non questo buttare la palla in avanti, non le mani annegate nella timidezza delle tasche.

Oggi serve un cuore gentile, coraggio leggero e un poca d’incoscienza: per raggiungere la vita utile a sé bisogna attraversare l’inconsistente.