Mi piace il vento che gonfia le tende di luce
e percorre indiscreto la casa.
Lo vedo, occhiuto, scrutare i miei libri,
mentre deposita pollini e polveri,
e con lui sei giunto inatteso:
gl’assomigli, straniero e lontano.
Ospite a lungo d’altre case e d’idiomi,
ora t’affacci alla porta,
con odor di tabacco e di cuoio.
I pensieri tuoi son deposti altrove,
qui al più, c’è segno d’un antico passare,
qualche giocattolo rotto, una penna,
poche pagine un tempo, vergate,
di pallida grafia, azzurra e sottile.
Di quel pallido i tuoi rossi pensieri d’allora,
di quel pallido ora parli,
come cicatrice che si staglia sulla pelle del ricordo.