vecchi marinai

S’ azzuffano le foglie sul balcone,

manca la cura giornaliera,

quella che metteva pace tra i rami.

Nelle stanze s’assommano i tempi:

veli di pensieri usati,

carte ormai scadute di confini,

oggetti muti del loro antico luogo,

e motivo d’essere, .

Troppo a lungo s’è fermata l’aria,

le stagioni, senza sorprese, parlano del tempo.

Non si sciolgono i nodi,

semplicemente invecchiano con noi,

sinché ciò ch’ era nave, diventa relitto

o vestigia d’un allora

che ha interrotto il sogno d’andare.

Sul balcone le piante vivono e muoiono

senza ragione apparente,  

che sia questo il fato,

la seta che lega passato e futuro?

Un motivo è in sé oscuro,

quando non s’ha cuore d’indagare

e prende energia e sopravvento.

Allora quell’ inutile sbattere di foglie  

che sembrano vele,

scende nel cuore, e c’affranta d’anni,

toglie sapore e convince:

di navigare,

alla fine siamo esausti.

Così di questa malinconia di settembre,

di quest’ ansia

che non trova ragione,

ci rassegniamo

e a chi chiede perché, sommessi, diciamo: destino.