meriggio

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Attraverso le rigorose geometrie di Bach, troverò l’ordine mio (pensai)  e sorprendente emerse qualche pace nitida,

non la volontà che ordina il suo tempo.

Basterà alternare, in giusta misura, veglie e sonno (pensai), e il governo delle cose (e il tempo) diventeranno un gioco, 

non m’accorsi d’annegare in oceani d’ordinata noia.

Pensavo, allora, che l’afrore dei pomeriggi estivi possedesse una sua virtù sensuale ,

e dopo, ascoltavo la pelle, gli odori, la luce e la sua polvere danzante,

finché stanco mi perdevo (allora), pensando che tra le trame dei tessuti e dei tappeti ci fosse (seppur poca) l’anima del paziente tessitore

e leggerne traccia, volevo, tra pensieri di velluto,

per questo (pensavo) mi piace il filo rude, l’incerto nodo, il geometrico abbandonato errore.

Quando la solitudine ebbe il suo posto, capii che a perdersi d’infinito, era l’anima mia,

ed essa filtrando tra le trame, cercava un’ ardua sua compagna.

Così, nel meriggio, guardando oltre le rade tende ( pensavo), ch’è trama, crivello per i miei occhi,

m’accorsi allora dei profili muti, che vivono dello splendore d’ombra.

Cieco e sciocco (mi dissi) guardare il gesto del sole e non com’esso schiacci d’imperiosa forza, volumi e cose,

e insegna, la luce, (pensavo) nei misteri della sua assenza, più d’ogni imposta geometria dell’anima. 

Haiku:

di tanto ordine che m’occlude la vista,

l’anima mia solitaria, cerca,

dipanando trame di caos

giovedì rosso

La politica si avvita su se stessa, soffoca nelle proprie spire e nelle bugie che si racconta per credere di mutare ciò che non va senza cambiarsi profondamente dentro. La politica è fatta di uomini, ma non ho mai pensato debbano essere proprio lo specchio del paese, dovrebbero essere un po’ meglio per essere riconosciuti come capi. Una responsabilità più pesante grava su chi ha governato in questi anni, quella di aver fatto emergere, e coccolato, l’animo cialtrone e falsamente anarchico degli elettori spettatori. Di aver privilegiato quelli che cambiano opinione spesso in base al guadagno di personale e di cercare quelli che pensano di non aver nulla da perdere.

Gli italiani non amano la verità, non pensano al futuro proprio, perché mai dovrebbero pensare a quello dei propri figli? Al più una raccomandazione, basta e avanza.

Qui, adesso, voto, è un gioco, che importa modificare la politica, chi governerà, cosa accadrà davvero: sono tutti uguali. Voto e non mi pentirò. Oltre l’evidenza, voto tutte le balle che mi raccontano, voto perché posso farlo e magari non voto. Voto per spaccare tutto, voto perché non m’interessa, voto perché mi lamenterò e sarà un coro. Cosa faccio io per il mio paese? Lavoro, non basta? Del resto non mi interessa, ho già troppe grane per mio conto, voto o faccio a meno, è questa la libertà, no?

Il voto in Italia non ha mai cessato di essere ideologico, i comunisti da una parte, gli “altri” dall’altra, i cattivi e i buoni. Non importa che nome hanno i “buoni”, tanto neppure i “comunisti” esistono più da un pezzo, basta non far la fatica di capire. Da un lato si dice che non esiste più destra e sinistra, dall’altro si evocano i “comunisti”. Si beve tutto per scegliere la parte in cui l’immaginario concentra ciò che non piace. Non importa se è vero o meno, se la realtà è altra : basta uscire da questa noia.

Però esiste una differenza tra destra e sinistra  ed è quella tra chi pensa a sé e chi mette se stesso assieme agli altri. Mica cosa da poco, come la verità non è cosa da poco, ma la verità è fatica, bisogna capire, discernere e poi decidere da che parte stare.

Dicono che è colpa della politica se la campagna elettorale è poco interessante, certo la politica ci mette di suo, ma penso che sia una responsabilità degli elettori chiedere -e chiedersi- cosa accadrà dopo il voto, valutare le proposte, non farsi lisciare il pelo.

Vedo la noia, il si vive una volta sola che emerge, non preoccupatevi passa, per fortuna che c’è sanremo.