I miei sguardi, ciò che fotografo mi appartiene assieme a ciò che vedo.
Ciò che vedi nelle mie immagini sono io che vedo. Anche te. Non ti piaci? E ‘ perché sei tu che non ti vedi con i miei occhi.
Ricordati che il mio affetto non sarà mai il tuo, che io vedrò cose di te che tu non vedrai e che tutto questo sarà parte della mia verità su te.
E’ per questo che solo a volte coincidono gli sguardi, che il diritto a vedere non dovrebbe mai essere messo in discussione. Potremmo parlare a lungo tra noi di ciò che vediamo e scendere nella profondità di ciò che si sente. Sarebbe un grande argomento per capirci di più.
Non basta che sia bello, ma questo lo sai bene quando fatichi a gettare un’immagine che ha poca tecnica e tanto cuore.
In fondo con gli occhi cerco ciò che sento, quello che non dicono le parole, e se sono insoddisfatto è il mezzo che non vede come io vedo. Quasi mai mi basta, ma quello che ne esce, pur essendo altro, è ancora me.
Il diritto d’mmagine inizierebbe se mercificassi il sentire, se ne facessi oggetto di un vantaggio, ma non è così. Per questo non darò mai via quello che i miei occhi vedono, il mio cuore sente, la mia testa interpreta. Al più lo regalo.