Leggere Platone

E’ bellissimo che la sala Rossini sia gremita. E’ bellissimo che ci siano tante persone in piedi e tante sedute per terra perché le sedie non bastano. E’ bellissimo essere condotti per mano per capire assieme.  E’ bellissimo vedere i luoghi comuni che si sgretolano nel ragionare pacato di Umberto Curi, provare la voglia impellente di leggere ciò che è meno di un ricordo di scuola, riscoprirlo e travasarlo nel presente.  E’ bellissimo seguire le parole di Platone collegate dalle Lettere, dai Dialoghi, vederne il significato che apre e rovescia l’apparenza. E senza mai smettere, arrivare a capire e sentire. E’ bellissimo che nessuno fiati, come a un concerto, per un’ora e un quarto, e poi esploda corale l’applauso, che sembra non finire.

Nell’insegnare profondo c’è un parlare senza affettazione, dove nulla è scontato e tutto diventa cristallino per condividere. E’ questa la magia della bellezza: la semplicità del porgere e del ricevere. 

Tornando a casa, vien da pensare che i neo platonici discutevano tra le mura di queste case, che qui si è formata la dottrina del potere politico laico con Marsiglio, che in questa città, con Bembo, è sgorgata una delle sorgenti del rinascimento.  Era un caso? Tutto scontato? Oppure la passione del capire si era intrecciata con il governare e così la cultura era diventata un motore collettivo immane in grado di abbattere certezze, spostare in avanti gli sguardi ed assieme ad essi, masse d’uomini. Quanto parla del presente ciò che non muta, poiché parla dell’uomo.

Con il solo dono di Prometeo, la tecnica, gli uomini sapevano navigare i mari, forgiare il ferro, costruire le case, ma non le città. Le accostavano ed erano un piccolo agglomerato che sopravviveva all’ostilità del mondo. Mancava un dono del dio per aggregare l’opera dell’uomo: il rispetto reciproco e la giustizia. E quando arrivò il dono del dio, nacquero le città e la politica come funzione alta del destino comune.

Nella piccola gioia del capire anche le pietre hanno significato, così i passi, le ombre gialle dei portici e il pensiero che si può essere ben più alti di ciò che viene richiesto dal solo sopravvivere.