7 giugno 2024

Stasera eravamo in piazza più o meno come in quella sera di 40 anni fa, forse 5000. Allora una settimana dopo, i 5000, a Roma, furono più di un milione a seguire i funerali. Stasera nella stessa piazza di allora, non pochi volti sono gli stessi di allora, solo invecchiati. Non c’è più il PCI ma le diverse anime ancora lo sentono. Non tutti erano amici di Berlinguer, in direzione era andato in minoranza, troppo impegnativo, troppo comunista ma il popolo lo capiva e lo amava.

Di quei giorni ricordo molto e ancor più la sensazione che cominciò a crescere a partire dai basta che volevano farlo smettere quando si vide che stava male. Quell’ultimo incitamento a convincere gli indecisi si mescola a alla preoccupazione, poi le notizie, prima frammentarie e nella notte più certe : Berlinguer era in ospedale, operato, ma non era morto. Chissà, forse c’era speranza.

Dal momento, erano le 7 del mattino seguente, in cui iniziai il servizio d’ordine in ospedale fino all’epilogo corsero tre giorni. Tre giorni fatti di visi importanti per la sinistra, entravano Pertini, Pajetta, il Gotha della politica nazionale, i dirigenti. Con grande compostezza, la famiglia.

A noi, che eravamo fuori ad arginare gli intrusi, sembrava d’ essere una membrana osmotica umana tra un dolore che riguardava chi l’aveva conosciuto e vissuto da vicino e gli altri che erano fuori, ad attendere notizie. C’era un gruppo di persone che si rinnovava, ma restava costante, folto e silenzioso. I molti senza potere che forse l’avevano votato, ma l’avevano parimenti vissuto, intuito e sentito come la parte buona del Paese.

Poi ci fu il giorno della morte e l’inizio di un funerale che cominciò a Padova e finì a Roma due giorni dopo. C’era un’acqua battente, quel giorno in città, facevamo cordone, zuppi, con una folla che cresceva, che voleva accompagnarlo. La stessa che per giorni aveva atteso sul piazzale moltiplicata per cento e che diventava fiume, che lo portava verso Roma.

Rischio molto a ricordare con i sentimenti di allora, ma fu quello un momento di consapevolezza per come avrei voluto essere, un sentire che è continuato. E non era solo una questione politica, ma la vita, la responsabilità, la società che ne derivava erano state proposte nelle modalità giuste. Si poteva derogare, far diverso, ma il giusto si sapeva qual’era. Austerità nel vivere e nel consumare, quella di cui oggi non si parla più perché dalle menti si è abrogsta la fame e la povertà altrui. La lotta alla corruzione nella cosa pubblica e nei partiti, che adesso come allora si chiama moralità, i diritti delle donne, la crescita individuale e collettiva basata sulla conoscenza, la difesa dei diritti dei lavoratori e del lavoro, l’eguaglianza, la libertà tra i popoli, la pace e il rifiuto della guerra. Nel discorso all’Eliseo del ’77, c’era un programma sociale per il Paese, per un’Italia diversa e giusta e il PCI perse 4 punti alle elezioni. Non vennero accettati quei principi, quei pensieri lunghi che facevano, e fanno ancora la differenza. Dopo la morte di Berlinguer, tra le cose che furono eliminate presto, ci fu la diversità, e invece in un paese conforme, sempre dalla parte del vincitore, disposto a giustificarlo sempre e comunque, la diversità serviva.

Qualche volta mi chiedono perché ero comunista, come se pensare all’eguaglianza, al diritto dell’uomo di essere pienamente tale, alla solidarietà, alla liberazione dalla schiavitù dei rapporti di subordinazione di genere e di classe siano cose non più necessarie. Con pazienza spiego che non è un’ubbia da giovani, un modo di non riconoscere la realtà, ma proprio il modo di vederla e di pensare cos’è giusto e cosa non lo è. E magari aggiungo che Berlinguer queste cose le mostrava con le parole e con l’esempio. Stasera c’erano anziani e giovani in piazza, c’erano le bandiere della diaspora, almeno 4, perché Berlinguer non era di nessuno e neppure oggi lo è, però quello che diceva, l’esempio che portava nel fare politica, quello è di tutti. Per questo mi piacerebbe che molti giovani lo conoscessero, perché il suo modo d’essere, era il loro, con la visione, l’entusiasmo e la fede nel cambiare che solo i giovani o chi resta tale, possono avere.

“Noi siamo convinti che il mondo, anche questo terribile, intricato mondo di oggi, può essere conosciuto, interpretato, trasformato, e messo al servizio dell’uomo, del suo benessere, della sua felicità. La prova per questo obbiettivo è una prova che può riempire degnamente una vita.” Enrico Berlinguer

6 pensieri su “7 giugno 2024

  1. Nelle nostre vite, in ciò che scegliamo di essere, accadono fatti che ci confermano e ci spingono avanti. La politica è stata ed è parte della mia vita da sempre, come espressione di una idea di società e di umanità. Credo che molti di noi non siano indifferenti, sfiduciati e poi caparbia, si ritorna a fare ciò che è per noi giusto. Ho messo il noi perché so che anche per te è per altri che leggono è così.

  2. benvenuta, se non ti occupi di politica comunque la politica si occupa di te. E comunque ogni giorno ci sarà qualcosa che ci chiederà cosa è giusto per noi e cosa non lo è, la politica ha tanti gradi di accesso ma non ci lascia mai quando viviamo in una comunità. Questa consapevolezza mi accompagna 😊

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.