Il mattino aveva portato luce e stanchezza. accade dopo una notte in cui si dorme poco. Da tempo si ripetevano sogni pieni di simboli e di ricordi, ma tutto in altri contesti che alla fine si troncavano nella ricerca di una soluzione già data. Un vincolo, insomma, che ripeteva ciò che nel giorno o in tempi precedenti era stato lasciato a mezzo, come accade a quelle case abitate che lasciano pilastri in cemento e ferri protesi verso un piano che non nascerà mai e che il cielo arrugginisce per pietà. L’aria li dissolve mentre il sole solleva il cartone catramato che funge da tetto e che doveva essere pavimento. Tutto si sparge secondo i capricci dei refoli d’aria come i sogni degli uomini o degli animali che s’agitano e muovono il corpo in modi apparentemente scomposti prima del risveglio. E’ il giorno che ripone i nodi della notte e lascia quel fondo di polvere sugli occhi che ancora inseguono un pensiero. Le vite diventano sconcluse come le case, per mancanza di fondi, per eccesso di vincoli, per una errata valutazione di sé. In fondo ciò che è accaduto non ha percepito appieno la necessità e il possibile e non ha trovato una via che li separasse dai vincoli che tutto ciò che stava attorno poneva.
Ognuno di noi ha esperienza di se stesso, conosce i limiti che qualcuno gli ha dato. alcuni ne condivide, altri sono piccole prigioni in cui è stato costretto e di cui non si è liberato. Neppure quando con orgoglio e coscienza ha interiormente urlato, è riuscito ad annullare del tutto il peso e il significato di quel pensiero imposto, di quella strada obbligata, di quel fare o non fare che gli è stato chiesto, pena una colpa nel trasgredire. C’è un modo che tutti attuiamo per queste prigionie non risolte: dimenticare, rimuovere, ma siamo in libertà vigilata e le cose torneranno a galla nei sogni e nella coscienza. Allora si ripeterà una eterna scelta che ci chiede se c’è qualcosa che quel ricordo dice per oggi e la tendenza sarà nuovamente di respingere e occultare in qualche meandro della mente dove non ci sono interrogativi, dove nulla sembra far male.
A questo guardarsi e constatare la differenza tra desiderio e realtà, sfuggono i luoghi comuni, le abitudini acquisite, le regole accettate come norma innata, la morale media del sociale. Questa è l’acqua in cui nuota il pesce, noi, e quanto sia inquinata non ci è dato discernere, ma possiamo usare il ridicolo e lo svelamento per depurarla. Mi chiedo se esista una società che non inquina le menti, che rende più facile alle persone assomigliare a se stesse nel profondo, che lascia liberi davvero di costruirsi una vita con tratti di felicità e costanti di serenità. In fondo questo è quello che le religioni contemplative, i filosofi, le scienze della psiche e le filosofie del benessere, propongono con caratteristiche non dissimili. Ma ci sono anche strutture di pensiero masochiste che nel constatare la presenza del male e della poca libertà negli uomini, pensano che tutto debba essere rimandato a un futuro immanente e allora accentuano le norme e propongono il dolore attuale e la costrizione contronatura in cambio di una vita ultraterrena felice. Restano i geografi della psiche, non scevri da un’idea del mondo e degli uomini, praticanti il relativo mascherato da assoluto che cercano di rimettere in sesto le menti offrendo un equilibrio tra norma ed essere, facendo prevalere il secondo. i migliori indicano un rapporto con gli altri e con il mondo che percorra una strada di pace interiore.
Se guardo nel passato c’è stato un tempo in cui l’apparenza e la sostanza non coincidevano. Frutto di molte direttive a crescere in un certo modo e di un distinguere tra giusto e ingiusto nato nel conformarsi più che nella sostanza delle cose. Questo seminava rovine interiori, generava fantasmi, toglieva la percezione del necessario nascondendolo sotto il superfluo. Forse da lì nascono sogni di adesso e molto di quello, che per pietà, si è rimosso. Allora pensavo che l’inutile, proprio per la sua libertà dal venale e per la sua inermità nell’incidere nei rapporti, fosse una scelta. Occupava spazio e aveva un’ intrinseca qualità di non pesare nel farsi vedere per ciò che era, ma era solo una piccola parte della libertà e se generava un equilibrio era qualcosa di non esaustivo e troppo intimo, per essere condiviso senza banalizzarlo.
Ho capito allora che un sentiero era cercare la bellezza disseminata ovunque, oltre l’autore, oltre l’abilità. E dove non c’era bellezza bisognava diffidare perché lì si annidava una distorsione dell’umano vedere il mondo. Cercare questo sentiero era impegno, fatica, disciplina e negazione, affermazione, esaltazione, gioia immotivata, distacco, scoperta, ma era un ritrovare sintonia tra dentro e fuori.
La bellezza è un portolano, non una carta geografica tracciata da menti che hanno una rappresentazione codificata, ma un percorso, una sensibilità ricordata e ormai indelebile, che trasmette scogli, secche, sentore di prossimo vento, odore di terra. Quella terra nuova è la ricerca, iniziata con lo staccarsi dalla sponda, era scrivere il proprio racconto, la storia, in un senso o nell’altro.
Lo penso anche ora, e se i sogni mi smentiscono so che si si possono perdere spazi di libertà, ma la bellezza, una rotta la fornirà sempre. E cosa sia bellezza, ognuno lo determina per sé ogni giorno. Stanotte prenderò con me il profumo di legna, una strada percorsa parlando, una cortesia ritrovata, il particolare d’un quadro, lo scrivere una lettera, la certezza di ciò che davvero resta.
Quasi mai è facile andare, ma a questo poi servirà un portolano, che prima è immaginazione, congettura, spinta a mettersi per strada e poi, camminando, diventerà utile per staccarsi da ciò che è terminato. Servirà a metter distanza da chi è prigioniero delle proprie rabbie, a liberarsi da ciò che trattiene con la promessa del ripetuto, dell’abitudine.
Quasi mai è facile andare, eppure senza farlo non si procede e il ricordo di noi ci divorerebbe.












Che bell’anima che hai!
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Sei cara, Marina 🤗
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Il viaggio dentro e fuori di te ! Faticoso e importante per andare avanti…
La bellezza è dentro di te ☺️ Grazie
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A te grazie Francesca. Avere una guida aiuta almeno a non sbagliare troppe volte strada. 🙂
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