C’è un bel sole e un vento fresco. La notte è stata monopolizzata da due sogni quasi incubi e il sonno poi se n’è andato scivolando in un inquietudine vigile.
Poi la luce e le abitudini rimettono in ordine le cose.
Forse avverto la stagione che cambia e che per me doppiamente cambia in quanto sto abbandonando i vecchi mestieri, le aspettative connesse, le abitudini consolidate. A volte avverto il senso del vuoto che prende quando gli orari e le cose non sono al loro posto e altre volte assale la scontentezza di ciò che viene compiuto. Sono tentativi del nuovo e credo siano assestamenti necessari per una fase che durerà a lungo.
Abbiamo sempre bisogno di un posto dove rizzare il corpo, una passione che lo spinga, uno sguardo che veda.
Rifletto su questo, sul concetto di pudore, sull’aprire la porta, sull’abbracciare.
Ci sono giorni che non sto bene con me, vorrei che ci fosse altro. Altro è una cosa indeterminata, una scontentezza priva di oggetto.
Altro e altrove esprimono una fuga dell’ impossibile da sé e solo entrando dentro e più a fondo si potrebbe scoprire cosa si cerca davvero.
A volte penso che l’insufficienza e il non accontentarsi si annodino, un difetto e un pregio ben serrati assieme, come accade nei desideri insoddisfatti che hanno una loro fiele che intossica l’anima.
In fondo la vita è così: una ricerca approssimativa basata su bisogni precisi e su molta ignoranza di sè e di ciò che ci fa felici. È per questo che se qualcuno ci chiede ragione della contentezza di un giorno di sole, si usano esempi in negativo o sensazioni. In effetti, come accade per noi, del sole si sa poco.
Come al solito, ho riletto il tuo post più di una volta prima di lasciare un commento. Un verbo mi ha colpito: “abbracciare”. Io credo molto nell’abbraccio, che riguardi nuovi orizzonti o persone, ci credo moltissimo. Abbracciare vuole dire accogliere, ma anche farsi accogliere, rischiare, che forse è cosa ancora più difficile e delicata. Willy, hai un anima troppo bella che dovrebbe abbracciare e lasciarsi abbracciare. E poi, a una certa ( come si dice fra i giovani), quando la pellaccia si è fatta ormai bella dura, aprire una nuova porta, che male può fare? 🙂
un’anima* ndr ( sorry, mi auto-correggo per deformazione professionale :p)
Come si resta quando vedi il tuo pensiero bello che scritto?
@ Miss Macabrette: abbiamo bisogno di abbracci, di darli e riceverli. Di accogliere sentendosi accolti. In fondo il problema primario e irrisolto dell’uomo è la solitudine, che è il silenzio dell’altro. Comincia con un taglio di un cordone ombelicale e poi si snoda in una infinita ricerca del comporre una comunicazione, un rapporto che consenta una fiducia piena. L’abbraccio non è forse un lasciarsi andare all’altro mentre lo si avvolge di bene?
Grazie per la tua presenza e il tuo leggermi 🙂
Amica mia 🙂
🙂