Nulla di preciso, una sensazione che s’acquatta come una certezza e diviene criterio di scelta. Quante volte si va, colti da una inquietudine che spinge e altre volte ci si paralizza in un’ attesa impossibile. E si sa che quell’impossibile è proprio tale ma se lo si accettasse costringerebbe a mutare parametri, a mettersi in moto verso altre direzioni e riprendere ad impastare la vita per darle forma, allora meglio attendere e dare una possibilità all’impossibile, ché anche le cose difficili, quelle oltre il limite rispondono a dei principi più grandi di loro e a volte accadono. Così si pensa, per analogia, come accade a noi che i principi e i limiti ce li portiamo dentro e per farceli accettare, per non essere dei ciechi vedenti li trasformiamo in sensazioni: può essere ma anche no e se voglio decidere mi conformo all’intuizione che mi porta ad assomigliarsi.
Attorno muta ciò che muta dentro, lo sa ogni amante, ogni rivoluzionario, ogni entusiasta. Lo sente nella sua completezza, avverte la crepa che copre di speranza, coglie la spinta che rende vero il precario, s’inebria d’una vetta pensando alla prossima e non alla discesa. Non è disposizione d’animo, la felicità è un lento preparare di coincidenze, è il pensiero d’essere dove accade l’infinito, quello nostro, che ci appartiene e s’alimenta d’innumeri altri infiniti che c’appartengono solo un poco. Quell’infinito è la sensazione, che spesso sbaglia; del resto non siamo geometri euclidei che tracciano linee e ne conoscono la noia determinata.Pecchiamo spesso di presunzione, che si incaricherà la realtà di correggere ma la felicità generata da una sensazione non cessa d’essere tale, e se si è felici per sbaglio (come ben sa chi ha l’asimmetria d’amore, o chi sposa una causa e ne conosce il limite) lo si è forse di meno? No, anzi sarebbe una colpa non viverla quella felicità, e non ricordarla come nostra e parte della capacità infinita di rigenerare il cammino, dopo ogni malinteso sentire. Perché era solo quello ad essere un po’ sbagliato, ma non la voglia di assomigliarci nel viverla questa vita.
…’sti malintesi, mannaggia oh…
.marta 🙂