chiarezza

A volte non sai spiegarti eppure è tutto chiaro, sembra solo insufficiente il lessico perché c’è uno jato tra ciò che senti e ciò che dici. Per questo si ammutolisce e ci si rinchiude in sé, non è un’accusa a chi ti ascolta ma è la percezione della propria solitudine.

E per gli stessi motivi, o quasi, non ci si dovrebbe mai giustificare, accentuare una pena già presente. Dovrebbe funzionare cosi: sono qui, ti ascolto, non giudico e lascia andare quello che non ti fa bene.

Si dovrebbe, ma di rado questa comunicazione profonda è presente e allora per chi non s’ accontenta non resta che attendere un riordino interiore, che le punte si smussino e le lame non taglino. Attendere che tutto trovi una giusta dimensione, adatta alle parole e al sentire, ma allora, spesso, di parlare non si ha più voglia.  

Per questo si cerca la leggerezza, che non è l’ approvazione e neppure il grido che s’arrampica nell’ inaudito, non è la sorpresa e neppure ciò che ti gratifica, è il quieto sentirsi e il proporre a chi potrebbe cogliere e restituire. Ma neppure il restituire conta poi tanto, è la sensazione di condividere e di essere liberi che fa volare quel qualcosa che ci differenzia e accomuna, e che per semplicità chiamiamo anima.

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