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Essere lì dove c’è la luce e tra il nero delle nubi. Lì dove il tempo cambia e torna ad essere, dove lo squarcio diventerà blu e s’annidano le soluzioni.

Lì e capire il cambiamento e la tempesta per gettare ciò che è inutile al volo. E lasciare, non rottamare (rompere per non usare più), ciò che è vecchio, senza rimpianto per l’età dell’oro, perché adesso è l’età della pioggia e nessuno resterà davvero asciutto.

Neppure quelli che dalle finestre guardano e indicano una direzione con le dita, muti e prigionieri del vetro tiepido delle loro anime.

Lo so, bisognerebbe sbattere la testa contro la pietra di ciò che è inutile per non aver capito. Ma che c’era da capire, era lì, tutto davanti ai nostri occhi diventati vecchi anzitempo.

Non confondere l’assennatezza con il possibile, la lentezza con il vecchio, l’equilibrio con la compatibilità. Lo ripeto come un mantra che salvi il vuoto per volare e ciò che dovrà essere riempito. 

Eppure non sono certo che ci siano molti che vogliono vivere quello spazio tra le nubi, i più s’accontentano di desideri a colazione e cena e intanto dicono: fate, cambiate tutto, e non disturbate più che ora abbiamo altro da fare.

5 pensieri su “

  1. Qualcuno che non era il Francesco in quel d’Assisi disse:” E’ più facile che un cammello entri nella cruna d’un ago che un ricco ecc ecc”
    Me permetto d’aggiungere solo una banalissima constatazione.L’orto di casetta sua è sempre mejo di quello der vicino.
    Superbe,come sempre le tue riflessioni,anche se notturne. Ma che te lo dico affòà?…Neppure me leggi.So troppo d’ osteria del Belli anche se me son bevuta al vino della musica più bella,anzichè a Brunello o al peggio al Morellino col cavallo d’oro.
    Ciao, la mattiniera allodola.irka

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  2. Leggo tutti i commenti Mirka e se non rispondo, non è per scortesia ma spesso nella condivisione non so che dire. Buon di prima della festa e goditi ” l’aria doce”

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  3. Essere lì sul confine, contemporaneamente tra buio e luce, è una condizione confidenziale, come lo stare tra la memoria e l’attesa. E’ esercitare lo sguardo mentre si vede lo scorrere i titoli di coda e si profila l’immagine nuova.

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  4. Tendo ad essere ‘regressiva’, ma, devo dire, negli ultimi tempi ho imparato a fissare con maggiore facilità lo sguardo sul ‘dopo’ possibile.

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