vietato fotografare

IMG_3031[1]

Nell’era dell’immagine, dei miliardi di fotografie su fb, del digitale che ormai fa tutto da solo, del mostrare come essenza dell’essere, alle mostre, nei palazzi che contengono le mostre, non si possono fare fotografie. Neppure le architetture, gli interni, chi guarda i quadri o le opere, insomma cogliere un particolare e fissarlo è interdetto. Se ci fosse un intento formativo, con messaggi quali: 

  • cercate di vedere con gli occhi e non attraverso uno schermo lcd, 
  • cercate di cogliere il particolare e il senso ed elaboratelo nella vostra testa, 
  • cercate di conservare il ricordo senza procrastinare tutto a immagini che, al più, vedrete una sola volta, 
  • cercate di interagire con quello che vedete e  fatevi emozionare perché nessuna tecnologia potrà fare altrettanto.

Fosse così, capirei, ma non è questo il fine. La realtà è molto più becera e si chiama catalogo della mostra, oppure cartoline od ancora gadgets. Insomma la visita a quel piacevole bazar in cui c’è di tutto, dai giocattoli ai foulards, dalla paccottiglia cinese alle riproduzioni e ai falsi d’autore. Un luogo molto colorato, nuovo, al contrario di altre parti dell’edificio, i bagni ad esempio, e che per “caso” si trova vicino alla caffetteria di ogni museo, dove il toast ha il valore e l’età dell’opera d’arte, il caffè è un complemento all’ambiente e le sedie, oltre a essere costose di per sé, merce rara. 

Credo che ad una mostra di foto si possa fotografare, che i quadri si possano fotografare, che le persone si possano fotografare. Credo che, se non vi sono impedimenti di natura religiosa, il rispetto e la privacy siano ben altra cosa dall’essere presenti in un’istantanea. Se la tecnologia è un prolungamento della mia testa e del mio occhio perché impedirmi di usarla con rispetto?

Ricordo ancora magnifiche, costosissime, riproduzioni di opere d’arte in bianco e nero, ed il freddo che emanavano, l’anatomia dello studio che se ne coglieva, e che non ravvivava il cuore, la passione. Poi le fotografie dei grandi che pur in bianco e nero, vedevano e comunicavano. L’altro ieri ero ad una mostra di Doisneau a Roma, dove non si poteva fotografare, naturalmente, e tutte le fotografie che vedevo ritraevano persone, dal famoso bacio sino a una serie di foto bellissime di passanti che guardavano un quadro (Renoir?) attraverso una vetrina. A chi mette regole (con quali sanzioni poi?) bisognerebbe farle vedere quelle fotografie, far capire che se si insegna a fotografare si coglie molto di più di quello che si vede, che se si stimola la curiosità, la mostra vale due volte, e che poi si tornerà nel museo, che il libro lo si comprerà per leggerlo. Ma nell’epoca dell’immagine, della mostra in cui si contano gli incassi ben più di come muterà le persone che la visiteranno, questo è solo un fastidio per il bazar finale. Ed è strano perché ciò che può accadere è che il virtuale prevalga, che alla fine ciò che si vende surroghi ciò che si vede, rendendo inutili i musei e le mostre stesse: perché fare una fila se ciò che vedrò lo posso comodamente vedere da casa? La differenza è solo l’emozione, ecco facciamo in modo che lo scatto diventi parte dell’emozione.

6 pensieri su “vietato fotografare

  1. totalmente d’accordo. anzi, estenderei il concetto e non lo limiterei alle mostre: fatte salve le ragioni di ordine culturale e religioso, come giustamente sottolinei, nessun limite alla fotografia, men che meno se si tratta di fotografare opere d’arte. l’immagine è, e deve essere, veicolo di cultura, perdiamine (mentre ahimè viene troppo spesso usata – e violentata – soprattutto per divulgare l’esatto opposto, che di culturale ha ben poco). non potevi corredare il post di foto più appropriata!

    "Mi piace"

  2. io ho delle super foto di mostre fotografiche, che ho fatte in giro. trovo che l’idea della foto della foto sia bellissima, quasi calviniana. una cosa è la foto, altra è la foto fatta alla mostra, con il contesto, con la cornice, le ombre della gente.

    "Mi piace"

  3. la cosa è davvero poverella, indice di un’incapacità di gestire la cultura come messaggio. E’ vero che ormai c’è una pletora di mezzi che fotografano, ma è proprio la banalizzazione del mezzo che esige un’educazione al vedere e al cogliere, non il divieto.

    "Mi piace"

  4. Tutto quello che porta emozione all’anima,porta beneficio anche al corpo e,credo, viceversa.Quindi tutto ciò che ci emoziona lo si dovrebbe rubare.Per tenerlo negli occhi,farlo sfavillare in tutte le direzioni possibili,affinchè anche gli altri s’icuriosiscano e si chiedano il perchè,magari imitandoci per qualche verso,felici anche loro a fare qualcosa di veramente loro sentendosi persino appagati.Essere del mestiere non significa “per forza” regalare emozioni.Solitamente i mestieranti-professionisti sbattono in faccia quello che,con arroganza pensano sia frutto di uno stato di “grazia” e non invece il puro abile occhio esercitato. Saluti,Mirka

    "Mi piace"

  5. Oh Will, con me sfondi una porta aperta!

    Di fronte a colori meravigliosi, forme morbide e delicate o punti di ripresa e modi di interpretare la realtà di fotografi famosi sono talmente sedotta che fatico tantissimo a dovermi trattenere dal non fotografare;
    ma confesso (e senza alcun pentimento) che a volte… cedo e immortalo … 🙂

    Buona serata, ciao ciao 🙂

    "Mi piace"

  6. Vivo in una città che è anche un museo a cielo aperto. Con una parte di me rimpiango spesso di essermi dimenticata a casa la macchina fotografica. L’altra parte di me dimentica volutamente la macchina fotografica, soprattutto se sono diretta ad una mostra. Subisco il fascino della fotografia e credo di capirne il valore, ma nello stesso tempo sento che mi toglie qualcosa. Mi piace abbandonarmi allo sguardo assorto e silenzioso. Un rapimento che non vuole distrazioni. Forse è un mio limite, non so.
    Buona giornata Willy

    "Mi piace"

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.