Delle 342 pagine se ne possono togliere almeno un centinaio, il romanzo perfetto, senza ambizioni di eternità, dovrebbe stare sotto le 250 pagine. I personaggi? Francamente troppi e si mescolano troppo con le descrizioni dei luoghi e dei sentimenti. La scrittura è nervosa, spesso indecisa, chiusa in frasi corte, a volte cortissime: è ghiaino che scricchiola sotto i piedi. E’ impossibile muoversi in questa storia, che poi sono molte storie intrecciate, smozzicate e lasciate spesso all’intuizione, senza far rumore. Quindi ghiaino e passi nel buio per il lettore che procedendo non capisce più se il rumore dei suoi pensieri-ghiaino, faccia parte o meno delle storie del libro. Questa è la cosa curiosa e, a mio avviso, di maggior pregio, ovvero un attrarre-respingere continuo del lettore. La mia copia è alquanto ammalorata perché ho interrotto, buttato il libro, anche materialmente, e poi l’ho ripreso, più volte, spinto da una curiosità pettegola su come voleva andare a finire. No, non bastava leggere la fine, o a tratti all’interno, serviva immergersi in un guazzabuglio tenuto lessicalmente assieme da un editor di rango, il vero autore del libro, ed è il cumolo di parole che generano fili di possibilità ad essere attraenti, non i personaggi mal scavati, privi di spessore, nessuno memorabile. La quarta di copertina dice un sacco di bugie, ma questa è una costante, mai fidarsi della quarta e neppure del colofon, alla fine se sarà il libro del mese o dell’anno, saremo noi a deciderlo. Questo, ha vinto anche un premio, e allora? All’editor dovevano darlo il premio, ma ai manovali nessuno pensa mai, ai più basta abitare la casa.
Insomma storiettee, raccontini cuciti con fatica, e non senza fatica si giunge alla fine, resterà un’impressione di orecchiato, di aver sentito qualcosa che prometteva molto e si è risolto nell’ennesima occasione sprecata.
Giunti all’epilogo, vi ripeterete: anche questa è fatta, adesso basta. Ma non vi ha obbligato nessuno. Ricordatelo la prossima volta.
p.s. mi chiedono spesso di scrivere una recensione, eccola.
insonnia stanotte ormai stamattina…
bella questa recensione, lucida.
dovremmo farlo, almeno mentalmente, ogni volta che leggiamo un libro, scopriremmo che son ben pochi quelli che “val la pena”.
mi sa che se tra le centinaia di quelli letti dovessi individuarne alcuni mi fermerei a meno di dieci.
avrò sbagliato libri? 🙂
buongiorno Roberto
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Per la miseria. Se questo dovesse essere il tuo standard di recensioni, sai che macello nel volume vendite! Comunque condivido il succo. Proprio ieri avevo in mano un libro che “tira” molto in questi giorni . “Tre milioni di copie vendute nella prima settimana” dice la quarta di copertina. Tanto fumo per niente dico io. Dopo le prime 166 pagine non riesco a trovare ancora un motivo che giustifichi tanto interesse. bah! Sarà questione di punti di vista?
ah, dimenticavo. Il libro mi è stato prestato. Per fortuna non ho buttato i soldi.
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ho voglia di comprarlo.
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Un’ ottima recensione, caro @Will …. un “dare a Cesare ciò che è di Cesare”, così mi appare questo tuo commento …. e – con pochi dubbi, per la verità – penso che starebbe bene sulla 4^ di copertina di quasi tutti i ‘best seller’ apparsi in questi ultimi anni ( e non solo in Italia …. 😦 ) nelle agghindate e rilucenti vetrine delle librerie ‘a la page’ …. 🙂
@Cavaliereerrante ….
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A parte la bontà e la bellezza della tua recensione (fanne ancora, grazie!), sai cosa mi ha colpito di più?
Il fatto tu non abbia citato il titolo del libro a cui ti riferisci.
Una tua delicatezza: l’hai stroncato senza peraltro fargli la pubblicità negativa che si sarebbe giustamente meritato. 🙂
I bestsellers io li evito di principio: non mi va che mi si dica anche quello che devo leggere. Se lo farò, sarà anche dopo anni, forse.
Sereno fine settimana Will, ciao
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Se io dovessi fare una recensione e,qualche volta m’è anche capitato di farla,sarei scarna come intenso dovrebbe essere il racconto che mi ha preso da togliermi il sonno,interessante da portarmi a pensare- divertendomi.Scusami il provocatorio ossimoro.
Ma il più delle volte non è così.Mi trovo davanti a un’affastellamento di parole,criptiche quanto la “scarsa” convinzione che le ha fatto scorrere una dietro l’altra,molto narcisismo su colonne portanti di compiacimento.
Conclusione.Spulcio qua e là qualche riga,passo velocemente oltre.Forse lasciando qualche sbadiglio sul libro abbandonato che neppure regalerò.
Di fretta ma un ciao e un bravo te lo lascio.
Mirka
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Lavoro di bisturi. Non sarei riuscita a portare a termine un libro come questo.
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io sono gnugnu (termine piemontese che indica grulla) ma che libro hai recensito?..:)
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mah, fai tu, non è poi così importante 🙂
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come non è importante? una recensione è una recensione di un libro che si è letto, con un autore che merita il rispetto in quanto scrittore di quel libro, anche se gli diciamo che fa schifo, perchè quello scrittore c’ha passato le notti e i giorni con la sua creatura , che sarà uno scarafone ma è il suo scarafone.
una recensione è una cosa seria, che deve rispettare il lavoro di un’altra persona.
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un libro è un rapporto con il lettore anzitutto, se avessi voglia di parlare con l’autore, per primo direi a lui ciò che penso del suo libro, proprio per rispettarne il lavoro. L’autore è certamente importante, ma non è tutto in un libro, in questo in particolare, l’editor ha pesato tantissimo, l’editore pure, la storia ne esce ridimensionata nelle possibilità, diventa una cosa modesta, forse perché l’autore è modesto, ma anche perché chi l’ha seguito voleva pubblicare e forse, se mi fermo alla quarta di copertina, creare il caso dell’esordiente già memorabile. La mia recensione è solo mia, e non è una cosa seria nel senso di paludata, non si dà importanza di critica, non suggerisce di gettare o leggere nulla, casomai invita a stare attenti e a fare una riflessione sulla lettura e sul tenere duro fino alla fine oppure interrompere la lettura se non piace. Se condivido queste righe è perché mi hanno spesso sollecitato a recensire i libri che leggo e questo è un esempio di come recensirei. Il rispetto per l’autore è altra cosa, subentra quando c’è interlocuzione, comunicazione diretta, qui siamo due mondi separati, ognuno scrive per conto suo.
Poi, uscendo dai luoghi comuni, lo scarafone sarà pure bello a mamma sua, ma scarafone resta.
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tipo getti la pietra e nascondi la mano :)…….non sono d’accordo, anche perchè il titolo è inquevicabile, e tutto il post anche. poi se non vuoi dire il titolo spiace, che evitatavi a noi di buttare 20 euro in uno scarafone :)….e di questi tempi non è poca cosa .
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Come far rimbalzare un sasso piatto nell’acqua e contare i cerchi: non c’è pericolo d’acquisto, è un fuori catalogo e se non l’hanno ristampato qualche motivo ci sarà pure, eppoi nelle scelte, Cristina, tu sei più furba e selettiva 🙂
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