bradipo

Non partecipo ai concorsi di poesia, né a quelli di fotografia. Non più. Un fotografo, uno di quelli che hanno spopolato per anni in Italia, servendo a pranzo e cena le icone del romanticismo, mi convinse che il mondo girava altrimenti. Ricordo che arrivava un paio d’ore dopo la chiusura dei termini di un concorso annuale importante, ed alla giuria riunita gettava un pacchetto di foto, dicendo: ecco le foto del vincitore. A volte era lui, il vincitore, ma tanto mi bastò per capire.

Credo però che il motivo vero, sia quello che non considero quasi mai le mie cose soddisfacenti o davvero finite, conosco bene i miei limiti e parafrasando Groucho Marx, se vincessi un concorso significherebbe che gli altri erano peggio di me e che concorso sarebbe…

Questa bassa competitività non mi disturba, il mondo è fatto di persone estremamente competitive che fin da piccoli ti chiedono: facciamo una gara? Cerco anche di consolarmi, interpretando Darwin, e sostengo che i miei caratteri recessivi non porteranno alla scomparsa di nessuna specie, anzi, rallentando, ne creeranno una nuova che si concentra sulla propria asticella da superare, anziché sulla gara. Inoltre ho la netta sensazione che se qualcosa ci soddisfa appieno il premio lo abbiamo già ottenuto, se questo non avviene, si pensa: chissà che non se ne accorgano, ma sappiamo bene che il premio non ce lo siamo assegnati.

Tutto congiura a rendermi un osservatore attento ed a farmi pensare che quello che non faccio in modo soddisfacente oggi, ha ancora una chance per essere fatto meglio domani.

Quando si dice la speranza…

9 pensieri su “bradipo

  1. Mai piaciuta la competitività, non sarei mai potuta diventare una “leader”. Mi piacciono invece le mie sfide personali e voto la tua tesi: quando ottengo un risultato soddisfacente sono già contenta quanto basta. Il resto, l’opinione altrui, è solo un dettaglio QUASI sempre trascurabile

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  2. non avremmo avuto cartier bresson o le foto dei reporter di guerra, non avremmo avuto i lumiere e il loro cinema, non avremmo avuto neanche le mani sulle caverne se non ci fosse dentro l’uomo quel minimo di narcisismo che ti spinge ad essere fiero del tuo operato, di quello che hai fatto e di condividerlo con altri. non per essere primo necessariamente ma per dividere con i tuoi simili qualcosa che hai fatto tu ed è bello. domani ce ne sarà un altro, altrettanto bello, magari di più.

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  3. Al di là dei concorsi o delle competizioni,c’è sempre il valore personale che lavora per sè e per tutti.E questo non è mai da sottovalutare anche se i risultati si vedono nel tempo.
    Buona giornata,Mirka

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  4. Credo che il narcisismo, e il mettersi in mostra siano una delle componenti dell’uomo, chi ne ha di più chi di meno, il fatto che abbiamo molte impronte di mani sulle caverne testimonia l’acquisizione di una tecnica e di un pensiero estetico, la voglia di lasciare una traccia. Una persona profondamente convinta della propria unicità artistica credo abbia meccanismi fortissimi di autocritica e di soddisfazione. Tomasi di Lampedusa scriveva per il gusto di scrivere prima d’altro, ma questo non è il mio tema, parlo di me e della mia indolenza, del non essere competitivo e non perché penso di non valer nulla, so distinguere il buono, ovvero quello che mi piace, ma non mi piacciono le gare. Da nessuna parte. E’ un bel limite in una società che ha fatto della competizione il proprio criterio di valore, ma non me ne importa nulla, per fortuna vivo bene lo stesso. 🙂

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  5. Incontro per caso, come accade navigando, il tuo blog. Leggo questo post e mi riconosco in quanto scrivi. La vita, per molti, è un concorso, certo, e chi non vince???
    Buona serata

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  6. chi non vince di solito vince di più del primo. chi se la ricorda la miss italia dell’anno di sofia loren? lei non vinse, ma non fu importante. neanche vasco rossi vinse a san remo con voglio una vita spericolata, ha vinto altro. per fortuna, per noi che non arriviamo primi c’è sempre altro. l’ha detto pure gesùbambino, che agli sfigati in terra verrà dato il primo posto nel regno del padre : più di così che altro c’é? 🙂

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  7. Dal discorso di Robert Kennedy all’Università del Kansas, 18/03/1968:

    “Perchè è questa la verità. Tutto corre in avanti, in una gara al massacro, dove perde chi si stacca dal gruppo. Le persone si danno un gran da fare per superarsi l’una con l’altra. I valori, quelli veri, della famiglia, dell’onore, dell’amicizia, della tolleranza e del rispetto degli altri sono candeline che ogni giorno si spengono sempre di più. Un altro valore, quello della competizione, è diventato un virus letale, una miscela esplosiva fatta di arrivismo, egoismo, menefreghismo e superficialità. E’ un contagio che ha colpito i singoli e la collettività. Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni …”

    Ed eravamo nel 1968. Ben 44 anni fa.
    Se Robert Kennedy vedesse come ci siamo ridotti ora, inorridirebbe. 😦

    Aggiungo che non amo le gare, vorrei rallentare, a volte ci riesco spesso no,
    e la competitività non fa per me.
    Ma cos’è tutta questa corsa nelle nostre vite?
    Cosa dobbiamo dimostrare a tutti i costi??
    Che siamo bravi, veloci, super-efficienti?? A scapito di cosa però?
    Non è mondo per me, questo 😦

    Dobbiamo imparare a fermarci, a dare la giusta priorità alle cose, perchè il tempo è un dono e per questo non va assolutamente sprecato.

    W I BRADIPI !!! 🙂

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