Dovremmo lasciar svolgere le nostre vite, ascoltare il buono che ne viene,
parlare anche con il silenzio, e pensare con forza a chi si vuol bene,
togliere ogni consuetudine che divenga falsità,
astenersi dai luoghi comuni perché il cuore trovi parole nuove, inusate, assieme a musiche senza tempo,
riconoscere la propria e l’altrui unicità, far leggerezza di sé e accettare di sparire quand’è ora,
essere malinconici e cercare le emozioni lievi per riempirsi la vita,
non aver fretta d’essere ascoltati con l’attenzione che vorremmo,
accettare di essere sorpresi, capiti,
ascoltare il corpo quando parla.
Ma quanto mi piace questa tua commovente riflessione,
tranne per la parte sullo sparire 🙂
Non c’è nulla da aggiungere, hai detto tutto benissimo tu …
Che sia una bella notte, Will
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In tutto ciò Fellini era un maestro…aveva anche la vocina lieve.
Si, dovremmo.
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Usi il condizionale, è il focus di tutta la riflessione.
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“Essere” come il gatto che hai messo e che mi ricorda straordinariamente il mio Omero,”ora” perennemente in giardino sotto l’albero di ciliegio.Lui fu sempre se stesso.La “comprensione” era tutta nei suoi occhi.Solo a volte in chiari miagolii che io capivo e prontamente assecondavo.
Intuì con precisione misteriosa ed esatta il giungere del “suo” momento di sparire alla fisicità dei miei occhi,ma fu felice perchè anch’io lo “compresi”,gli venni incontro.Entrambi sapevamo che a quell'”abbraccio” bisogna consegnarsi sereni e con la mano amica.Mirka
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il condizionale è l’arco teso tra il piacere e la necessità, l’attimo e il tempo, e li ricompone prima di scoccare la freccia.
Ma più che il condizionale è il plurale e il singolare che dialogano, volendo che l’ironica forza dell’uno entri nell’altro.
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buongiorno. che bellezza questi propositi per il mio giorno di vacanza di oggi, questo non aver fretta e attendere, poi le cose si dispiegano da sole. prima i pensieri e poi corro a vogare. a presto.
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Ier sera guardavo vogare sul fiume, al Portello, e oltre a ricordarti ho pensato che fai proprio delle belle cose
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p.s. pure di scrivere sette righe sulla settima sinfonia, perchè la vecchia signora con il cane borzoy che di nome fa niky attende di fare la sua comparsa 🙂
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@Minnie: fatto 🙂
La guerra, la sofferenza emergono nel tema variato e ripetuto, crescente e ossessivo come nel Bolero di Ravel, solo che in questo caso strumenti diversi lo ripetono, all’infinito sembra. Come le bombe incessanti, come la minaccia. La musica descrive la resistenza all’aggressione e la vittoria finale dell’uomo, ma per farlo deve ricomprendere il reiterarsi del male. L’organico d’orchestra è ampio, riempie lo spazio di suono come fossero le cose a scontrarsi ed esse a schiantare gli uomini, la felicità e la serenità che questi possono contenere.
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