dovrei

Dovremmo lasciar svolgere le nostre vite, ascoltare il buono che ne viene,

parlare anche con il silenzio, e pensare con forza a chi si vuol bene,

togliere ogni consuetudine che divenga falsità,

astenersi dai luoghi comuni perché il cuore trovi parole nuove, inusate, assieme a musiche senza tempo,

riconoscere la propria e l’altrui unicità, far leggerezza di sé e accettare di sparire quand’è ora,

essere malinconici e cercare le emozioni lievi per riempirsi la vita,

non aver fretta d’essere ascoltati con l’attenzione che vorremmo,

accettare di essere sorpresi, capiti,

ascoltare il corpo quando parla. 

9 pensieri su “dovrei

  1. Ma quanto mi piace questa tua commovente riflessione,
    tranne per la parte sullo sparire 🙂

    Non c’è nulla da aggiungere, hai detto tutto benissimo tu …

    Che sia una bella notte, Will

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  2. “Essere” come il gatto che hai messo e che mi ricorda straordinariamente il mio Omero,”ora” perennemente in giardino sotto l’albero di ciliegio.Lui fu sempre se stesso.La “comprensione” era tutta nei suoi occhi.Solo a volte in chiari miagolii che io capivo e prontamente assecondavo.
    Intuì con precisione misteriosa ed esatta il giungere del “suo” momento di sparire alla fisicità dei miei occhi,ma fu felice perchè anch’io lo “compresi”,gli venni incontro.Entrambi sapevamo che a quell'”abbraccio” bisogna consegnarsi sereni e con la mano amica.Mirka

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  3. il condizionale è l’arco teso tra il piacere e la necessità, l’attimo e il tempo, e li ricompone prima di scoccare la freccia.
    Ma più che il condizionale è il plurale e il singolare che dialogano, volendo che l’ironica forza dell’uno entri nell’altro.

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  4. buongiorno. che bellezza questi propositi per il mio giorno di vacanza di oggi, questo non aver fretta e attendere, poi le cose si dispiegano da sole. prima i pensieri e poi corro a vogare. a presto.

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  5. p.s. pure di scrivere sette righe sulla settima sinfonia, perchè la vecchia signora con il cane borzoy che di nome fa niky attende di fare la sua comparsa 🙂

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  6. @Minnie: fatto 🙂

    La guerra, la sofferenza emergono nel tema variato e ripetuto, crescente e ossessivo come nel Bolero di Ravel, solo che in questo caso strumenti diversi lo ripetono, all’infinito sembra. Come le bombe incessanti, come la minaccia. La musica descrive la resistenza all’aggressione e la vittoria finale dell’uomo, ma per farlo deve ricomprendere il reiterarsi del male. L’organico d’orchestra è ampio, riempie lo spazio di suono come fossero le cose a scontrarsi ed esse a schiantare gli uomini, la felicità e la serenità che questi possono contenere.

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