Caravaggio a san Gwann

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Triq sant Anton. La pioggia ruscella verso il mare. Corre sulla pietra, tra gli scalini larghi, riempie le fessure e i guasti del tempo sul calcare, corre. Corre come lo sguardo lungo le case, segue i contorni e precipita nel mare blu gemma, blu profondo, blu scia che scioglie il bianco della violenza delle navi.

Dopo san Giovanni, triq san Gwann, dopo la vertigine del Caravaggio nella decollazione del Battista, dopo, tutto è dopo.  C’è un limite, una linea che separa l’emozione del pensiero dipinto dal dopo. Prima non si sapeva e ora si sa che qualcuno ha pensato, si è emozionato, ha fatto e chiuso il suo discorso. E adesso nel dopo, c’è la ricerca di un punto d’attracco per separare l’emozione dalla pioggia, dalla vita che si snoda attorno e pare banale, ma è vita. Così il pensiero svolge il suo arganello, il barbotin che fa sentire il cricchetto che schiocca e impedisce il ritorno e cerca un punto di fermo. Il pensiero adesso è gomena e segue l’ancora, trova un aggancio, si tende e traccia la linea che ferma. Precipita in mare, il pensiero, eppure si tiene stretta l’emozione di quel fiotto di sangue, di quelle figure nell’orrore dell’irreparabile, dell’evento che non scompare. Solo di Salomè abbiamo traccia, non il carnefice, il capocarceriere, la vecchia sconvolta e incongrua, i carcerati terrorizzati nell’ombra. Di nessuno il nome, oltre al Battista. Questo aumenta il vuoto della scena, c’è la testa del Battista, il fiotto di sangue, pochi corpi, il necessario,  com’è giusto sia. Contano i fatti. Così nel sangue il nome del Caravaggio che non ha paura di guardare il nuovo che nasce dal fatto, c’è un prima e un dopo, il genio lo capisce, lo spiega e porta oltre.

Anche per chi si lascia prendere c’è un prima e c’è un dopo, non si può dire di non sapere quando si è visto. La meraviglia genera l’attesa di altra meraviglia, oscura il resto, anche il san Girolamo nella stessa sala, che pur sarebbe potente, appartiene al prima. Meglio uscire, fuori ci sono le persone, i triq, le stradine, che si gettano verso il mare, le case di pietra gialla, alte e umane nella loro vecchiezza priva di vetri e specchi,  ci sono le navi che cercano l’attracco.

Dalla folla di piazza san Gwann alle pietre bagnate delle discese: non piove più, l’estate asciuga i vestiti leggeri e solo il mare è così potente da assorbire la meraviglia. Una meraviglia include l’altra, distrae e acquieta, per poco. Qui l’uomo fece, qui il mare è. Oltre i porti, le opere possenti che limitano l’acqua, la racchiudono e sembrano eterne, il mare è e sarà vincitore.

Sulla parete dell’oratorio la pala del Caravaggio, davanti ad essa fu radiato dall’ordine, qui il mare, lo spartiacque è tracciato, c’è un prima e un dopo sempre, e il dopo deve inerpicarsi nel cielo per sopravvenire il prima.