In quell’attività dell’anima,
ch’è guardarsi nel mio specchio,
vedo segni del tempo,
un lampeggiare d’occhi,
tratti che riconosco,
e allora indugio nei pensieri,
che resistenti, han modellato solchi, tracciato mappe:
segni ch’io seguo e ricordo.
Chi mi vede, scivola su tutto questo,
chissà che cerca,
ma anch’io mostro la vanità d’esser un po’ sopra il ripiegar la schiena,
e tengo per me, e per pochi altri davvero,
il senso di quelle strade che anch’io costante indago.
Di tanti anni, ed errori, m’è riuscito il riconoscermi
(il ricordo è così mutevole e creativo),
mentre a dire ciò ch’è accaduto, solo i segni restano oggettivi ,
forse ciò rende contento, d’improvviso, il sapere
che una mano ancora lasci impronte di calore sulla mia.
Andare, mentre mi guardo,
andare in scelta compagnia,
andare restando qui,
in cerca di me stesso.
