Dopo,
i sopravvissuti racconteranno ad ascoltatori sempre più distratti,
finché negli occhi leggeranno noia, privata della cortesia,
allora sarà come non fosse mai stato.
Di ogni nefandezza s’ è persa memoria,
subito i morti hanno chiesto ragione,
poi si son stancati, chiudendosi in bisbigli sempre più fiochi e solitari.
Cercavano una ragione: è tutto così sfumato in questi anni pieni di vita,
che sembra favola il racconto di chi è rimasto oltre la morte.
Sta zitto, ascolta chi non racconta,
senti lo schiocco del suo ramo spezzato che non fiorisce,
cammina sul loro lago sterminato d’ossa:
nell’aria manca ciò che mai si è compiuto,
i sogni interrotti ben prima della morte,
gli affetti lacerati, e l’ultima ansia d’essere,
anch’essa infranta.
Senti il sapore acido del ferro, il suo dolore e il freddo,
la fatica, l’abbandono del morire,
sciolti in quelle voci, mute solo di parola.
Senti l’orrore che non stanca,
la storia di ciascuno che non si ripete,
tutta la tragedia e la bellezza d’essere vivi,
senti,
E pensa che loro avrebbero dimenticato, anche loro erano uomini,
e l’abbiamo sempre fatto,
ma adesso ascolta il loro canto muto,
ascolta perché non si ripeta.