
In questa stagione il caldo ha bruciato tutto quello che poteva, le colline sembrano ordinate, come fosse stata tagliata l’erba. In realtà è tutto giallo, gli steli sono ripiegati e le poche vacche al pascolo, mangiano paglia. Nel sole della sera, l’oro dell’erba è specchio del giorno, denso di luce gialla senza tregua d’ombra. Come un ricordo che si protrae nella notte e nel calore della terra bruna. Ma l’aria è già fresca e giù, al campo della tosse, i ragazzini giocano a pallone, vociando tra sbuffi di polvere. Arriva solo l’eco di gioie e delusioni momentanee, ma qui, lungo la strada, il silenzio ti prende e toglie la voglia di andare.
Ancora mezz’ora, aspetta, siediti sull’erba. La terra è calda come una madre.
In altri tempi, un uomo sarebbe uscito nello spiazzo davanti casa e sedendosi avrebbe guardato il sole basso, misurando ombre, pensieri, stagione.
L’autunno, gli odori, il silenzio: ascoltando il corpo, la mente si distende, trova pace e non corre perchè non c’è posto dove andare. L’incoscienza dell’attesa dice che si sta bene qui. Dove si è.
E il si è non è mai stato così vero