Per un processo misterioso alcune parole assumono, in alcuni momenti, una rilevanza inconsueta e diventano di moda. Opacità è una di queste e mentre prende il centro della scena, annebbia la sostanza delle cose. Se ci sono dubbi sui conti, ci sono opacità, un tempo c’erano sospetti. Se il rapporto tra due persone è diverso da quello che una racconta, ci sono opacità, ma in realtà si nasconde qualcosa. Come se si potesse rubare senza rubare, tradire senza tradire, insomma che siano ladri o corna adesso è l’opacità che avvolge la realtà. Opacità è ciò che non posso vedere, se non come ombra, o che non voglio vedere perché l’ombra mi tranquillizza. Quindi l’opacità è una scelta consapevole, perché non si ha voglia di veder chiaro, sperando che non ci sia nulla oltre l’evidenza e perciò il rifiuto di governare la nuova realtà.
L’opacità riserviamola alle meduse, che se per caso toccano fanno male.
p.s. ho trovato il termine oltre che nella vicenda del Senatore Lusi, anche in un articolo di economia, di Deaglio, su La stampa, e nel discorso, condito di allusioni, tra due coppie al bar. Adesso mi aspetto che non mi si deluda e che per un paio di mesi ci sia il tormentone dell’opacità a piè sospinto.