bulbacee

Chissà quali sono i motivi reali che ci fanno preferire un fiore rispetto ad un altro, certo è che una identificazione con il mondo vegetale emerge negli uomini. Forse più nelle donne che negli uomini, ma se io ascolto il mio lato femminile(?) trovo una predilezione per le fresie e le bulbacee. Tralascio il perchè delle fresie e a cosa mi riporta, vorrei indagare sulle bulbacee.

Nella mia vecchia casa, c’è un fiorire di tulipani, sono bulbi antichi, piantati da mia mamma o da me, che si rinnovano da soli negli anni, scendono in profondità, ma nell’epoca della fioritura, si fanno strada tra l’erba e riempiono di colore incuranti della poca cura che ormai ha quella terra.

La stessa cosa avviene in alcuni vasi della terrazza, dove abito ora. Sono bulbi piantati da me per scelta ed entusiasmo. Acquistati in Prato in qualche sabato di sole hanno già allietato, poi sono stati recisi ed hanno continuato per loro conto a vivere e crescere. La cosa mi provoca un’emozione lieve e lieta, un’attesa curiosa di scoperta che sempre si soddisfa. La motivo così: come nelle persone che mi attraggono, c’è l’intuizione che qualcosa sia coperto, eppure lavori con alacrità sommersa, che il colore sboccerà improvviso, che la forma anch’essa sorprenderà senza rispettare l’idea canonica che porto in testa. La durata, sia pur breve, non si esaurirà in un anno, ma tornerà a stupire, in una munificenza che è dono e novità che insegna, senza noia o paragone.

Francamente le rose mi annoiano, se non le ultime d’inverno o la prima d’aprile, si ripetono e danno la certezza di un colore, d’una forma esplicita già nel bocciolo. Nella rosa, come in altri fiori, sento un proporsi esteriore, le bulbacee , invece, hanno la discrezione di chi opera su di sé, a tratti si mostra e del suo splendore offre traccia pudica, mentre poi in silenzio continuerà il suo discreto, notturno lavoro.